La parità di genere non sta di casa a Mountain View. Ad un anno dalla pubblicazione della lettera di James Damore nella quale l’ingegnere, poi licenziato, spiegava che la scarsa presenza di donne nell’hi-tech si doveva a “motivi biologici”, non sembra essere cambiato molto in Google riguardo la parità di genere. Secondo il Diversity Report 2018, appena pubblicato, a livello globale il numero di donne all’interno dell’azienda è cresciuto solo di un decimo di punto percentuale arrivando al 30,9% (il 69,1% sono uomini). In tutto il mondo, il 25,5% della leadership è femminile e il 74,5% è di sesso maschile. “Dobbiamo fare di più per raggiungere i nostri obiettivi di diversità e inclusione e abbattere il gender gap, ammette Danielle Brown, Chief Diversity & Inclusion Officer di Big G.
Ad agosto 2017 trapelò la lettere di un ingegnere, James Damore, che sosteneva che le donne non potevano sostenere alcuni incarichi, soprattutto nel mondo tecnologico, per differenze genetiche. La lettera suscitò polemiche e l’ingegnere fu successivamente licenziato. Google sosteneva che i dipendenti potevano esprimersi liberamente sul lavoro, ma che Damore aveva superato il limite. Oltre alle differenze di genere, il Diversity Report si occupa anche dei diversi gruppi etnici presenti all’interno della società. L’attuale forza lavoro negli Usa è composta prevalentemente da bianchi (53,1%) e asiatici (36,3%), il 4,2% da due o più razze (non specificate), il 3,6% da ispanici, il 2,5% da neri lo 0,3% da nativi americani.
La percentuale di quest’ultima categoria è rimasta invariata, mentre quella ispanica e quella nera sono aumentate solo di un decimo di punto. Equità, diversità, inclusione e integrità, questi i quattro principi sui quali Google intende basare la propria strategia per affrontare il problema. “Siamo determinati a cambiare i nostri numeri di rappresentatività della forza lavoro, perché riflettono le prospettive di carriera di persone reali”, sottolinea il rapporto.