Microsoft contro la politica “zero tolerance” dell’amministrazione Trump: il colosso americano del software ha chiesto alla Casa Bianca di cambiare atteggiamento nelle sue politiche sull’immigrazione che separano le famiglie al confine tra Stati Uniti e Messico.
Microsoft ha deciso di intervenire dopo essere finita sulla griglia di politici, dipendenti e comuni cittadini che hanno attaccato la collaborazione dell’azienda con alcune agenzie del governo americano, in particolare la fornitura del cloud Azure all’ufficio delle dogane e dell’immigrazione ICE (US Immigration and Customs Enforcement agency). L’ICE è cliente di Microsoft da gennaio ma nei giorni scorsi l’uso dei suoi prodotti presso l’agenzia, responsabile per il controllo dei confini, è stato pesantemente criticato sui social in concomitanza con la Festa del papà e la diffusione da parte del dipartimento di Homeland security sui dati dei bambini separati dai genitori alla frontiera Usa-Messico: ben 2.000. Azure in questo caso aiuterebbe l’ammnistrazione Trump a rendere più veloce il riconoscimento facciale, l’identificazione e la conservazione dei dati identificativi degli immigrati.
Microsoft ha spiegato, annunciando il contratto con l’ICE, che con Azure l’agenzia adotta una tecnologia che ne abilita la trasformazione digitale a garanzia della sicurezza nazionale e dei cittadini: “Siamo orgogliosi di contribuire a questo lavoro con il nostro cloud che dà supporto alle decisioni strategiche”. Azure, spiega Microsoft, aiuta i dipendenti dell’agenzia pubblica “a prendere decisioni informate in tempi più rapidi: Azure Government permette di elaborare i dati su dispostivi edge o utilizzare funzionalità di deep learning per accelerare il riconoscimento facciale e l’identificazione”.
Una collaborazione che poco è piaciuta a chi si oppone al pugno duro di Trump e che ha spinto molti a puntare il dito contro il colosso di Redmond; di qui le nuove dichiarazioni di Microsoft. “Riunire le famiglie separate è stato un pilastro della politica e della legge americana fin dalla fine della seconda guerra mondiale”, dichiara l’azienda di Redmond. “Da 20 anni Microsoft lavora per unire la tecnologia con il rispetto della legge e assicurare che i bambini che sono rifugiati o immigrati possano rimanere con i loro genitori. Dobbiamo proseguire questa nobile tradizione, non cambiarla. Chiediamo con urgenza al governo di tornare indietro sulle sue politiche sull’immigrazione e al Congresso di approvare leggi capaci di garantire che i bambini non siano più separati dalle loro famiglie”.
La Casa dei rappresentanti dovrebbe votare nei prossimi giorni due leggi sull’immigrazione, una più dura e una di compromesso, che sanerebbe la piaga della separazione delle famiglie. Sul tavolo c’è la questione dei dreamers, circa 1,8 milioni di immigrati giunti negli Usa da minorenni al seguito di genitori entrati clandestinamente e per i quali potrebbe arrivare una sanatoria. C’è anche il nodo del controllo delle frontiere dove è avvenuta in molti casi la separazione coatta dei bambini dai genitori per effetto della politica della “tolleranza zero” di Trump e cui, secondo le critiche bipartisan, le tecnologie di Microsoft avrebbero dato un contributo.