LA QUOTAZIONE

Xiaomi si ridimensiona: debutto in Borsa a Hong Kong con un target di “soli” 6 miliardi

Rimandata l’operazione nella mainland China per disaccordi col regolatore. La prima quotazione punta alla vendita di 2,18 miliardi di titoli e ad attrarre otto investitori primari tra cui il chipmaker americano Qualcomm e la telco China Mobile

Pubblicato il 20 Giu 2018

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Xiaomi ritocca le aspettative per la sua quotazione in Borsa – una delle più attese e probabilmente tra le più ricche del 2018: il produttore cinese di smartphone ha deciso di rinviare l’Ipo nella mainland China e di procedere prima con la quotazione a Hong Kong, dove ha ridotto il target a 6,1 miliardi di dollari, riporta Reuters.

Il vendor aveva annunciato a marzo la quotazione sui due listini cinesi con un target di almeno 10 miliardi di dollari dalla vendita delle azioni che ne avrebbe portato la valutazione fino a 100 miliardi dollari; ora la valutazione dell’azienda scende in una forbice compresa tra 55 e 70 miliardi. Recenti analisi pre-Ipo svolte dalle banche sponsor indicano che il valore di Xiaomi è compreso fra 65 e 86 miliardi di dollari.

Le nuove stime più prudenti si devono al rinvio della quotazione nella mainland China che a sua volta dipende da un disaccordo con i regolatori cinesi sulla valutazione dei China depositary receipts (Cdr), certificati negoziabili costruiti a specchio sugli americani Adr (American depositary receipts) da scambiare in yuan sui mercati cinesi e con cui Pechino mira a far tornare sui listini nazionali i colossi hitech che si sono quotati all’estero. Tale disallineamento tra le autorità cinesi e Xiaomi rappresenta tuttavia un fattore di incertezza sugli impegni della Cina a riportare sui listini domestici le aziende tecnologiche. Xiaomi ha riferito di aver chiesto al governo di posticipare la sua domanda per la vendita di Cdr. “Dopo un’attenta analisi l’azienda ha deciso di procedere con le Ipo a Hong Kong e nella mainland China in modo cadenzato”, ha indicato il vendor in una nota ufficiale. “Ci quoteremo prima a Hong Kong e successivamente in mainland tramite lo strumento dei Cdr”.

L’ingresso in Borsa di Xiaomi è fissato per giovedì: l’azienda intende vendere 2,18 miliardi di titoli tra cui circa il 65% di primary shares in una fascia di prezzo tra 17 e 22 dollari di Hong Kong (2.17-2,80 dollari Usa). Xiaomi, che ha i quartieri generali a Pechino ma legalmente risiede alle Cayman, pensa di attrarre otto investitori primari tra cui il chipmaker americano Qualcomm, il gruppo cinese della logistica S.F. Holding, la telco China Mobile e il gruppo statale China Merchants Group. Questi investitori, secondo le fonti di Reuters, dovrebbero acquistare in tutto il 13-15% delle azioni di Xiaomi nell’Ipo di Hong Kong.

Xiaomi in Europa è il quarto maggior vendor di smartphone per quote di mercato, secondo gli ultimi rilevamenti di Canalys; in Italia ha appena aperto il primo Mi Store dove il produttore cinese si presenta con due proposte smartphone e dispositivi IoT e lifestyle disponibili sia nello store dedicato che su Amazon e nei punti vendita Wind Tre.

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