Il futuro di Mediaset? Fuori dai confini italiani: l’unica alternativa per il mercato dei contenuti televisivi è quella di “aggregazioni e combinazioni di imprese europee”. Lo ha detto il presidente del gruppo Fedele Confalonieri nel corso dell’assemblea degli azionisti.
L’agenda europea, ha detto Confalonieri è “molto intensa”. La forza “deriva dall’essere insieme e dall’essere uniti dagli stessi interessi. Il tema sostanziale è la mancanza di alternative concorrenziali, o meglio, l’alternativa non può che venire da aggregazioni e combinazioni di imprese europee”.
L’assemblea ha segnato un nuovo strappo del gruppo italiano con Vivendi dopo la vicenda Premium chiudendo l’accesso al trust Simon Fiduciaria, cui Vivendi ha intestato il 19,9% del capitale di Mediaset in suo possesso e opponendosi anche alla sua richiesta di esercitare i diritti di voto. Il cda ha infatti deliberato all’unanimità di “opporsi alla richiesta di Simon di esercitare i diritti di voto, e le connesse facoltà, inerenti alla partecipazione; non consentire al delegato di Simon l’accesso ai lavori assembleari”. “Ad oggi siamo per vie legali con Vivendi. Punto. Non ci sono trattative” ha commentato del resto Pier Silvio Berlusconi, ad Mediaset a margine dell’assemblea.
L’assemblea ha rinnovato il consiglio di amministrazione che sarà in carica per i prossimi tre esercizi (fino all’approvazione del bilancio dell’esercizio 2020). Il nuovo board è composto da 15 membri: 12 sono espressione della lista di maggioranza presentata da Fininvest e guidata da Fedele Confalonieri, confermato alla presidenza; tre (Giulio Gallazzi, Costanza Esclapon e Raffaele Cappiello) sono espressione della lista presentato dal Comitato dei gestori dei fondi di investimento (Assogestioni). Approvato il bilancio 2017, che registra per il gruppo un ritorno all’utile: risultato netto pari a 69,2 milioni di euro (90,5 milioni a livello consolidato). In crescita i ricavi, saliti oltre quota 3,6 miliardi. “Dopo tre anni di mandato assembleare vi consegniamo un gruppo sano e forte, con un management molto esperto e motivato”, ha detto ai soci Confalonieri.
“Dobbiamo guardare con interesse a una prospettiva di crescita internazionale nel nostro alveo naturale che è l’Europa” ha ripreso il presidente. “Perché internazionali? Per creare una scala di business più ampia che permetta di perseguire opportunità che oggi non sono alla nostra portata; per rafforzare la leadership nei contenuti sia in termini di produzioni locali che di acquisizione dei diritti internazionali; per effettuare investimenti dimensionalmente adeguati in ambiti chiave per lo sviluppo quali contenuti, tecnologia, dati, servizi over-the-top; per definire standard tecnologici e regolamentari a livello sovranazionale”. Quello che fino a poco tempo fa era considerato qualcosa di non realistico, la creazione di un broadcaster pan-europeo – ha detto Confalonieri – oggi è un dossier presente in tutti i piani strategici dei principali gruppi del continente. Anche noi siamo pronti a entrare in questo scenario, l’unico possibile se pensiamo alle nostre dimensioni in Italia, alla nostra capacità di fare editoria oltre confine, la Spagna, alla nostra bravura nel confezionare contenuti tv”.
Quanto agli accordi siglati con Sky sulla pay-tv e digitale terrestre e con Tim (ritrasmissione su Tim Vision dei canali Mediaset gratuiti) sono stati “un forte segnale di dinamismo imprenditoriale” per il gruppo di Cologno Monzese e “avranno un impatto incrementale sui nostri conti” ha detto Confalonieri. “Come sa il mercato, siamo in una linea di coerenza con il piano strategico che ci porterà al 2020″ ha aggiunto. Per quanto riguarda il conflitto di interessi “se ne parla a vanvera” ha detto Confalonieri, “sfido chiunque a valutare i nostri programmi come qualcosa di organico a qualcuno”.