L’esordio alla borsa di Hong Kong del titolo di Xiaomi delude i mercati, e registra nelle prime ore di contrattazione un calo del 5,5%.
Il produttore cinese di smartphone low cost, fondato otto anni fa, ha collocato i propri titoli nella parte bassa della forchetta (che oscillava tra i 17 e i 22 dollari), a 17 dollari di Hong Kong, pari a 2,17 dollari statunitensi. Ma dopo i primi minuti sul mercato asiatico il titolo è sceso al valore di 16 dollari, pari a 2 dollari Usa.
La quotazione ha fruttato alla compagnia 4,72 miliardi di dollari, per un’operazione che è la più importante sul mercato di Hong Kong dopo l’Ipo di Alibaba, che arrivò nel 2014 a 21,8 miliardi di dollari.
Nelle intenzioni di Xiaomi la quotazioen servirà ad accreditare il marchio come brand mondiale, che oltra ai device offrirà hardware e servizi, sull’onda di quanto già avviene per giganti come Apple, Google e Amazon.
Le perplessità dei mercati potrebbero però arrivare dall’analisi dei ricavi della compagnia, per la quale al momento la gran parte del fatturato viene dagli smartphone, che totalizzano il 70,3% del totale, mentre il 20,5% è generato da apparecchiature connesse a Internet e l’8,6% dalle altre attività, che spaziano dai gadget agli scooter, dai purificatori d’aria ai bollitori di riso.
A influire sull’andamento del titolo potrebbe ave pesato anche la guerra commerciale in atto a colpi di dazi tra gli Stati Uniti e la Cina.