Corrado Passera, il manager con l’Ict nel dna

In un’intervista rilasciata al nostro giornale nel 2010 il neo-ministro allo Sviluppo economico sottolineava il carattere anticiclico dell’innovazione: “Bisogna trovare il modo di agevolare dal punto di vista fiscale gli investimenti IT”

Pubblicato il 17 Nov 2011

Il nuovo ministro allo Sviluppo economico, Infrastrutture e
Trasporti l’Ict ce l’ha nel sangue. Corrado Passera ne ha dato
prova negli anni (1998-2002) in cui è stato ad di Poste Italiane,
quando ha portato l’azienda sulla strada del risanamento
perseguendo l’efficienza e portandola in nuovi mercati, come
quelli finanziari. E ne ha dato prova ancor di più quando si è
trovato, all’alba dell’era del telefonino, nel ruolo di
co-amministratore delegato di Olivetti nel momento in cui il gruppo
di Ivrea battezzava l’avventura Omnitel e Infostrada.

In un’intervista
rilasciata la Corriere delle Comunicazioni nel maggio 2010, Passera
sottolineava come l’innovazione fosse “la leva numero uno della
crescita” e come l’Italia “dovesse fare di più”.
“Si parla spesso di innovazione ma poi, ripeto, non si fa
abbastanza affinché i progetti si concretizzino. Basti pensare, ad
esempio, che dal punto di vista fiscale molti investimenti sono
stati premiati, ma quelli che riguardano l’Ict non hanno ancora
trovato la giusta remunerazione – diceva il neo ministro – È
evidente che bisogna fare di più, soprattutto quando si tratta di
agevolare le aziende che investono in soluzioni e servizi di nuova
generazione che servono a costruire e garantire il futuro del
Paese. Il tema, in ogni caso, è fare sistema: la storia ci insegna
che quei Paesi e quelle economie dove le imprese industriali,
quelle bancarie e l’amministrazione pubblica hanno lavorato
assieme, si sono ottenuti i migliori risultati sul fronte della
crescita e si sono potute impostare strategie di lungo termine che
consentono di fare fronte a momenti difficili come quello
attuale”.

Nessun dubbio sulle strategie da mettere in campo. “È necessario
coinvolgere tutta la filiera a partire dalle attività di ricerca
fino alla distribuzione. Tuttavia sono convinto che per fare
innovazione, ossia creare valore, sia necessario innanzitutto
passare dalla teoria alla pratica. Velocemente – consigliava
dalle èagine del nostro giornale – Ci sono molti buoni slogan. Ora
però bisogna fare in modo che non restino tali. La leva
dell’informatica e delle telecomunicazioni, ma diciamo pure
dell’Ict in tutte le sue forme, è quella principale su cui fare
forza. Il nostro Paese deve aumentare la propria capacità
produttiva e crescere sul fronte della competitività, e affermare
maggiormente la propria presenza sul mercato globale. Insomma
c’è molto da fare e tutti gli attori in campo – a partire da
mondo politico, imprese e banche – devono impegnarsi affinché si
proceda nella direzione giusta”.

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