Dopo l'apertura
dell'inchiesta per truffa da parte della Procura di Roma ai
danni del sito italia-programmi.net, l'Aduc non si ferma e
chiede il sequestro penale del sito. "La vicenda Italia
programmi sta per chiudersi, almeno per quanto concerne
l'attività dell'Antitrust che ha pubblicato sul sito
istituzionale una nota in cui comunica che il provvedimento finale
è atteso per febbraio 2012", scrive l'associazione dei
consumatori.
Secondo l'Aduc, "benché lo sforzo compiuto
dall'Antitrust sia lodevole, esso non è sufficiente: anche a
seguito di una condanna Italia-programmi continuerà ad operare,
come è già accaduto dopo il provvedimento cautelare dell'Agcm
del 25 agosto 2011, rimasto completamente disatteso".
Per bloccare quest'attività, continua l'associazione, è
necessario un intervento decisivo della magistratura penale che
operi un sequestro preventivo del sito italia-programmi.net. Solo
così sarà possibile interrompere l'attività illecita.
Benché infatti risulti ad oggi aperto un fascicolo penale innanzi
alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ad oggi
il sito è in funzione e continua a mietere vittime. Per questo
motivo Aduc ha presentato alla Procura di Roma una integrazione
dell'esposto Agcm in cui fornisce ulteriori spunti di indagine
e chiede il sequestro del sito, oltre ad una denuncia querela
presentata direttamente alla Procura della Repubblica di Firenze
per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa,
alla frode informatica, alla estorsione.
Il sequestro penale è infatti l'unico strumento
nell'immediato idoneo ad interrompere la prosecuzione del
reato. Si è visto come i poteri esercitati ed esercitabili
dall'Antitrust non siano sufficienti ad interrompere il
fenomeno, così come si è visto che chi gestisce il sito ha, negli
ultimi tre mesi, perfezionato le tecniche per raggiungere un numero
di persone sempre maggiore.
Dalle segnalazioni che ci pervengono dagli utenti Aduc che si sono
rivolti alle varie sedi della polizia postale, il problema pare
essere però spesso sottovalutato, e gli utenti si sentono
rispondere di rivolgersi all'Antitrust o alle associazioni di
consumatori perché la vicenda non ha rilievo penale ma solo
civile, in quanto “problema contrattuale”.
"A nostro avviso non è così e spetta alla magistratura
penale – che ha strumenti investigativi ben più efficaci di
quelli in possesso dell'Aduc o dell'Antitrust – indagare
sulla vicenda e valutare la sussistenza di profili
penalistici", sottoliena l'Aduc, consigliando dunque a chi
fosse incappato nella registrazione al sito di italia-programmi di
seguire i nostri consigli e di sporgere querela presso la Procura
della Repubblica competente per il proprio luogo di residenza.
Qui il testo e gli allegati da presentare.