Giari: “Strategie ad hoc, reti e formazione chiavi dell’Agenda Digitale”

Il presidente dell’Associazione Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani: “I poli tecnologici possono essere un riferimento strategico”

Pubblicato il 22 Nov 2011

L’evento “Digital Agenda Going Local” è ormai alle porte:
mercoledì 23 novembre, la città di Roma ospiterà l’edizione
italiana dell’iniziativa promossa dalla Commissione Europea,
dalla Presidenza del Consiglio – Dipartimento Digitalizzazione PA
e innovazione tecnologica -, dal Ministero dello Sviluppo economico
e dall’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per
l’innovazione per coinvolgere i territori nella realizzazione
degli obiettivi della Digital Agenda.

In attesa dell’apertura dei lavori, abbiamo chiesto ad
Alessandro Giari, presidente dell’Associazione
Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani (Apsti) e del Polo
Tecnologico di Navacchio, di aiutarci a definire stato dell’arte,
opportunità, criticità e prospettive relative all’applicazione
dell’Agenda Digitale in Italia, ma anche di chiarire quale può e
deve essere il ruolo dei Parchi tecnologici nel perseguimento degli
obiettivi previsti dall’Agenda.

Dal canto suo, Giari esordisce elencando alcune delle principali
criticità da affrontare subito: "In Italia c’è ancora un
forte problema di digital divide – spiega – in parte determinato
dalla mancanza di banda larga in alcune zone che, di conseguenza
vedono fortemente condizionato il proprio sviluppo economico; in
parte di tipo culturale, e che quindi richiede ancora forti
investimenti nella formazione. Ciò che secondo il presidente
dell’Apsti è mancato in questi anni sono «le azioni forti di
sostegno all’attuazione di un’Agenda Digitale che fosse
armonica sul territorio. Ci sono picchi di eccellenza, ma molte
aree del Paese sono ancora in forte ritardo. Il problema è che
generalmente mancano una strategia e una visione d’insieme come
quelle proposte dall’Agenzia dell’Innovazione, indispensabili
per consentire e determinare dall’alto l’infrastrutturazione e
l’affermazione della cultura digitale. Quando poi le politiche ci
sono – aggiunge – gli strumenti di attuazione non si rivelano
adeguati e non sono efficaci".

Quali sono i passi fare subito per consentire
l'attuazione della Digital Agenda in Italia?

In primo luogo, bisogna armonizzare il ruolo dei soggetti –
spiega Giari – in pratica, è necessario definire in modo puntuale
non solo le politiche, ma anche e soprattutto chi fa cosa, come e
con quali risorse. Il problema, infatti, è che ancora oggi ogni
attore tende a muoversi con iniziative proprie, in autonomia,
mentre l’efficacia di qualsiasi azione ha come presupposto la
cooperazione fra più soggetti secondo una strategia comune. Per
fare un esempio, in strutture complesse come le nostre (i Parchi
Tecnologici ndr), dove più attori svolgono ruoli complementari,
diventa fondamentale organizzare una filiera basata su una
strategia d’insieme. Altrimenti sovrapposizioni e ripetizioni
diventano l’ordinario, e non si riesce neanche a valutare
l’efficacia di ciò che si fa. In secondo luogoè necessario
introdurre la cultura dell’efficacia e della sua misurazione e,
in base ad essa, costruire una nuova modalità di cooperazione tra
i singoli soggetti coinvolti nei diversi processi. Se vi riusciremo
– spiega infatti – tale cultura diventerà pervasiva e
influenzerà positivamente sia gli obiettivi dell’agenda digitale
sia la scelta e la selezione dei soggetti che contribuiscono a
perseguirli.

Quale deve essere il ruolo dei Parchi Tecnologici e degli
Incubatori nel perseguimento degli obiettivi previsti dalla
Comunità Europea?

I processi di evoluzione basati sull’innovazione richiedono la
cooperazione tra mondi diversi: nel caso specifico, è necessaria
l’intersezione tra tre diversi ambiti e cioè il mondo
dell’Università e della ricerca (che detiene di know-how
tecnologico), la Pubblica amministrazione (che esercita le funzioni
di governance), e le imprese. I tre sistemi devono muoversi
insieme, in modo omogeneo e organizzato come fossero le tre pale di
un’elica: il problema è che spesso l’elica non ha un perno
efficace su cui poter ruotare, ovvero manca un soggetto che faccia
da facilitatore per i meccanismi di integrazione tra tre mondi che
operano e ragionano secondo logiche diverse.  In questo contesto,
i parchi potrebbero essere quel perno, essere il soggetto di
riferimento che di fatto garantisce il perseguimento degli
obiettivi e delle strategie posti dall’agenda digitale. Anche qui
però sarebbe importante poter contare su un disegno strategico
avanzato e ampio. Non si può infatti lasciare tutto all’azione
quasi anarchica che ciascun soggetto ora svolge, anche spesso
giustificato dall’operare in un territorio diverso dagli altri.
Servono insomma norme, una politica e dei fondi che spingano verso
una sistematizzazione delle iniziative. Abbiamo a disposizione un
potenziale enorme ed enormi ricchezze dal punto di vista delle
competenze scientifiche, culturali e dell’imprenditorialità.
Purtroppo però tutta questa ricchezza non trova un contenitore che
possa valorizzarla e renderla motore dello sviluppo per questo
paese.

Quali sono i benefici e le opportunità che i parchi
tecnologici si aspettano dalla effettiva attuazione dell'agenda
digitale in Italia?

Noi qui al Polo Tecnologico di Navacchio vediamo quotidianamente
quanto e quale valore genera l’integrazione tra aziende a forte
contenuto tecnologico i sistemi produttivi tradizionali. Quando il
contenuto digitale riesce a contaminare l’organizzazione
produttiva di sistemi più tradizionali – rivela Giari – il
processo di accelerazione e di crescita è molto alto. Presso il
Polo Tecnologico di Navacchio, grazie a questa contaminazione si
realizzano processi di accelerazione del fatturato aggregato che
ormai da 5 anni vengono misurati puntualmente e risultano al di
sopra del 30%, vale a dire 5 o sei volte maggiori rispetto a quello
che il segmento dell’alta tecnologia sta determinando sul mercato
tradizionale. Il risultato è che non solo c’è maggiore
democrazia, semplificazione e riduzione della burocrazia, ma c’è
anche un’accelerazione di competitività specifica ed endogena
del sistema d’impresa grazie ai processi di digitalizzazione.

Qual è, infine, il suo messaggio per il nuovo Governo
rispetto alle priorità e alle urgenze indicate dall'Agenda
Digitale?

Suggerisco che le azioni che il Governo metterà in campo puntino
ad utilizzare i contenuti dell’Agenda Digitale come presupposto
per la spinta alla crescita dell’innovazione nel nostro Paese.
Per far questo sono necessari una nuova sistematizzazione nelle
relazioni tra i soggetti, un rafforzamento del ruolo pubblico per
favorire la costruzione di una filiera per l’innovazione e,
ancora, una semplificazione nelle relazioni tra i diversi attori
che consenta di individuare le priorità. E’ inoltre prioritario
per questo paese far crescere il grande patrimonio consistente
nella piccola e piccolissima impresa, in particolare a base
tecnologica. Per far riuscirvi servono politiche, strategie e
strumenti dedicati.

L'intervista è pubblicata anche sul sito dell'Agenzia per
l'Innovazione.

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