Nanotec in Italia, il piatto piange

Nel nostro paese investimenti annui in R&D fermi a 100 milioni di euro. Siamo molto indietro rispetto all’Europa anche sul fronte dei brevetti con il 4% di marketshare a fronte del 40% della Germania

Pubblicato il 23 Nov 2011

Nanotecnolgie, il piatto piange in Italia, dove l'investimento
annuo in R&D è complessivamente di 100 milioni di euro tra fondi
nazionali ed europei, indietro rispetto all'impegno di altri
paesi Ue. Questo il dato emerso dal report annuale
dell'Associazione Italiana per la Ricerca Industriale (Airi), e
della sua divisione Nanotec IT.

A livello di brevetti europei, l'Italia pesa per il 3%-4%, a
fronte del 40% della Germania.

Basti pensare alla Germania che, secondo i dati dell'Airi,
guida la classifica del Vecchio Continente con 800 milioni di
dollari, seguita da Francia e Russia, con più di 500 milioni di
dollari ciascuno. Cifre minori, comprese tra i 300 e i 400-450 di
milioni di dollari, sono state invece investite da Cina, Corea del
Sud e Regno Unito.

Le nanotecnologie sono considerate una delle 5 tecnologie chiave
per lo sviluppo e l’innovazione europea dei prossimi 10 anni,
come indicato dall’Agenda Europa 2020 e avranno un ruolo
determinante nelle cinque grandi sfide tecnologiche economiche e
sociali del prossimo futuro (“grand challenges”):
l’invecchiamento della popolazione, i cambiamenti climatici,
l’ottimizzazione dell’uso delle risorse (energia, acqua, cibo),
le tecnologie digitali e la comunicazione globale, lo sviluppo di
sistemi produttivi efficienti e sostenibili.

Spesa per R&S nelle nanotecnologie
Ad oggi è stimato che la spesa per ricerca e sviluppo nelle
nanotecnologie ammonti nel mondo complessivamente a più di 18
miliardi di dollari, equamente suddivisi tra investimenti pubblici
e privati. Per quanto riguarda i finanziamenti pubblici (circa 8,5
miliardi nel 2009), gli Usa, con circa 2,3 miliardi, sono il paese
che ha investito di più, seguito dal Giappone, che nello stesso
anno ha speso quasi 1 miliardo di dollari, e dalla Germania che con
circa 800 milioni di dollari è il paese leader in Europa.

Seguono Francia e Russia, con più di 500 milioni di dollari
ciascuno. Cifre minori, comunque comprese tra i 300 e i 400-450 di
milioni di dollari, sono state invece investite da Cina, Corea del
Sud e Regno Unito .

L’Italia, con circa 100 milioni di euro (tra fondi italiani ed
europei), è decisamente più lontana. Somme consistenti,
soprattutto in relazione alla loro popolazione, sono state
investite anche da paesi come Olanda, Svizzera, Svezia, Israele,
Taiwan, Canada, Australia. Anche la Commissione Europea già dal
5° Programma Quadro (1998 – 2002) ha impiegato risorse
consistenti per la ricerca nelle nanotecnologie. Questo impegno è
cresciuto costantemente e nel 7° Programma Quadro (2007-2013), per
la sola area tematica Nanotecnologie, Materiali e Processi (NMP)
nella quale le nanotecnologie fanno la parte del leone, ha
raggiunto circa 3,5 miliardi di euro.

Per quanto riguarda la spesa privata, che nel 2009 è stata
complessivamente nel mondo di circa 10 miliardi di dollari, sono
sempre gli Usa che figurano al primo posto con investimenti per
oltre 4,5 miliardi di dollari. Tendenzialmente – mentre in Asia gli
investimenti pubblici e privati si equivalgono – in Europa la spesa
privata rappresenta solo il 70% di quella pubblica.

Il mercato dei “nano – prodotti”
I cosiddetti “nano – enabled products”, cioè i prodotti che
contengono nanotecnologie, stanno diventando sempre più numerosi.
Il loro mercato è stato stimato, nel 2009, superiore a 220
miliardi di dollari. Di questi, circa il 55% fa riferimento a
materiali e processi, circa il 32% a Ict e nanoelettronica e circa
il 12% a cura della salute/nanomedicina.

Le stime riguardo alla crescita di questo mercato variano, ma tutti
prevedono dimensioni molto elevate, con una crescita annua di più
del 25%, per giungere intorno a 800 – 1000 miliardi di dollari di
qui a 5-6 anni. Le previsioni per un futuro più lontano danno
cifre che sono multiplo di queste.

Alcune stime, parlano ad oggi di più di mezzo milione di
lavoratori coinvolti in prodotti legati alle nanotecnologie in
tutto il mondo, in aumento.

L’output della ricerca: i brevetti
In base ai dati del rapporto “State of Nanotechnologies in
Europe”, relativo al progetto nell’ambito del 7° Programma
Quadro “ObservatoryNano: European Observatory of
Nanotechnologies” , cui ha partecipato Airi/Nanotec IT, è stato
evidenziato globalmente un forte incremento dei brevetti nelle
nanotecnologie negli ultimi 20 anni. Presso l’Epo (European
Patent Office) si possono contare più di 130mila brevetti (dal
1972 ad oggi), con una crescita annua nell’ultimo periodo
superiore alle 10mila unità. L’Europa detiene una quota di circa
il 20% di tali brevetti, al terzo posto dopo Usa (47%) e Giappone
(25%).

Se ci riferiamo alla sola situazione Europea, negli ultimi 10 anni
sono stati presentati circa 11mila brevetti, il 70% di origine
industriale. Germania, Francia ed Inghilterra sono i paesi più
attivi e ad essi fa riferimento circa l’80% dei brevetti
riportati dall’Epo in relazione alle nanotecnologie. La Germania
è il paese più produttivo, con quasi il 40%. L’Italia è invece
limitata a circa il 3-4%.

Infine a livello di imprese attive nelle nanotecnologie sono stata
censite circa 1.540 società attive nel settore in Europa. Anche da
questo punto di vista la Germania è il paese leader, con circa 400
imprese, seguita da Regno Unito (230) e Francia (130). In Italia le
aziende direttamente impegnate nelle nanotecnologie sono poco più
di 90, come risulta dal 3° Censimento Airi/Nanotec IT delle
Nanotecnologie in Italia (2011).

Il profilo delle aziende che investono in
nanotecnologie

Per quanto riguarda il profilo tipico delle aziende che investono
nelle nanotecnologie risulta dal rapporto del progetto
ObservatoryNano che la loro dimensione è molto frammentata: oltre
un quarto di queste conta più di 1.000 dipendenti (28%), ma un
altro 25% ne conta meno di 10.

La grande maggioranza delle aziende non ha beneficiato di
significativi investimenti privati (78%), mentre quasi la stessa
percentuale ha beneficiato di fondi pubblici.

Inoltre, per il 67% delle aziende i prodotti nano-related contano
ancora per meno di un quarto del loro fatturato. Tuttavia il
fatturato derivante da questi prodotti è stabile, permette un
discreto margine, e non ha risentito della recente crisi economica,
tanto che per il 27% di queste aziende il fatturato dei prodotti
nano-enabled ha riscontrato una crescita di oltre il 20% anche
nell’ultimo periodo.

Questa situazione, come risulta dal 3° Censimento Airi/Nanotec IT,
è sostanzialmente replicata in Italia anche se il numero di
aziende è minore rispetto a Germania o UK. Circa il 32% delle
imprese impegnate nelle nanotecnologie sono grandi (più di 250
addetti), circa il 36% piccole e medie (10 – 250 addetti) ed il
rimanente 32%, micro (meno di 10 addetti).

La maggior parte delle attività sono concentrate nei settori
principali di applicazione delle nanotecnologie: materiali e
processi, nanomedicina e cura della salute, Ict & Nanoelettronica,
ma rilevanti sono anche le attività relative a trasporti, energia
ed ambiente, tessile ed abbigliamento, strumentazione, costruzioni.
Quasi il 30% delle imprese nazionali attive nelle nanotecnologie ha
prodotti già presenti in commercio.

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