Salerno capitale italiana delle Pmi online

La città campana in pole position nella classifica e-Towns di Google che mappa l’adozione, da parte delle aziende, di strumenti per promuoversi sulla Rete. Vicenza e Torino al secondo e terzo posto. Ma nella top ten è il Sud a fare la parte del leone

Pubblicato il 29 Nov 2011

Salerno, Vicenza e Torino sono le città italiane dove le Pmi sono
più attive sul Web, tanto che Google le ha messe sul podio della
sua e-Towns Awards 2011, che premia le dieci città che,
nell’ultimo anno, hanno fatto registrare il maggior incremento
nel numero di aziende che promuovono online il proprio business con
AdWords, il programma di pubblicità online di BigG.

In percentuale il numero di piccole e medie imprese che promuove
online il loro business, è cresciuto – da maggio 2010 a maggio
2011 – del 62,3% a Salerno, del 60,5% a Torino e di oltre il 47% a
Vicenza. In quarta poszione si attesta Catania (+44,7%) seguita a
ruota da Lecce (+44,6%). Al sesto posto Bari dove le Pmi online
sono aumentate del 43.3%; al settimo troviamo Cagliari ( + 42 %).
Chiudono la top ten Palermo ( + 41.1%), Perugia (+ 39.7%) e Bolzano
(+ 36.1%).

“E’ particolarmente interessante che in questa classifica
compaiano diverse città del centro e del sud dell’Italia –
sottolinea Stefano Maruzzi, Country Director di Google Italy –
Grazie ad Internet, infatti, aziende di ogni dimensione possono
iniziare a cogliere le opportunità derivanti dall’economia
digitale e portare il proprio contributo alla crescita economica
del Paese”.

Il 2010, e ancor di più il 2011, sono stati anni di forte crescita
per Internet in Italia e diversi paramenti lo dimostrano – spiega
Google Italia in una nota – il 71% della popolazione italiana ( tra
gli 11 e i 74 anni ) ha ormai un collegamento ad Internet con una
crescita degli utenti nelle fasce di età più elevate (+51% tra
gli oltre 74enni, + 8% nella fascia 55-74 e +9% nella fascia 35-54)
. Ogni mese oltre 27 milioni di persone navigano sul web, una
crescita del 12% rispetto allo scorso anno . Il giro d’affari del
commercio elettronico di prodotti in Italia sarà pari a 2,7 mld di
euro a fine 2011, con un incremento previsto del 27% rispetto al
2010 . Ulteriori segnali incoraggianti provengono anche dal mondo
del mobile: ormai in Italia si contano più di 20 milioni di
smartphone e il 72% degli utenti di smartphone dichiara di accedere
regolarmente ad Internet da mobile. L’M-commerce, con un valore
stimato in circa 37 milioni di euro nel 2011, continua a crescere e
il 23% dei possessori di smartphone ha dichiarato di aver già
effettuato un acquisto via mobile.

Il tasso di attività e di promozione online delle aziende è un
indicatore particolarmente significativo della propensione
all'innovazione del tessuto economico locale e del suo
dinamismo nel cercare nuovi spazi di mercato, anche in fasi di
rallentamento dello scenario macro-economico.

Come rivela lo studio Fattore Internet , commissionato da Google a
The Boston Consulting Group, le Pmi attive su Internet fatturano,
assumono ed esportano di più e sono più produttive di quelle che
su Internet non sono presenti. Le Pmi attive in rete hanno infatti
registrato una crescita media dell’1,2% dei ricavi negli ultimi
tre anni, rispetto a un calo del 4,5% di quelle offline e
un’incidenza di vendite all’estero del 15% rispetto al 4% delle
offline.

Sempre secondo lo studio Fattore Internet, l’Internet economy
italiana ha raggiunto nel 2010 un valore di 31,6 miliardi di euro,
pari al 2% del Pil italiano, con una crescita del 10% rispetto al
2009 . Di fatto, per ogni euro di crescita del PIL italiano da qui
al 2015, in media 15 centesimi saranno legati ad Internet. Ancora
più interessante il potenziale di crescita: nel 2015 l’Internet
economy italiana rappresenterà tra il 3,3% e il 4,3% del Pil,
equivalente a circa 59 miliardi di euro, ossia, quasi il doppio dei
valori attuali. È chiaro quindi quale sia il potenziale, in
termini di opportunità di business, che resta inespresso e che
Internet potrebbe portare all’economia italiana se un numero
maggiore di piccole imprese decidesse di abbracciare, in qualche
misura, il digitale. Se invece guardiamo all’occupazione come
rivela la recente ricerca commissionata a McKinsey & Company dal
Digital Advisory Group negli ultimi 15 anni sono stati creati circa
700.000 nuovi posti di lavoro collegati al Web.

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