“I confini tra media, comunicazioni e contenuti si stanno perdendo. E’ l’ora di riconoscere la convergenza e la sovrapposizione di servizi forniti da queste società”. Lo ha detto David Blitzer, a capo della Index committee di Standard & Poor’s commentando la svolta che Wall Street – la stessa S&P e Msci – si prepara a dare il 28 settembre, quando nascerà una nuova categoria di titoli denominata Communication Services che farà piazza pulita del “vecchio” indice Telecom e accoglierà invece (oltre che le Tlc) anche i colossi del web – da Google a Facebook – e nuovi campioni come Netflix e Disney. Obiettivo: riequilibrare il mercato “mettendo al sicuro” il finora ristretto gruppo di operatori Tlc (AT&T, Verizon e Century Link) sottoposto a forti sbalzi e gestire la volatilità di titoli riducendo il dominio dei giganti del tech.
Il nuovo settore sarà formato da 6 marchi appartenenti al preesistente comparto tech e da 23 in arrivo dai consumi. Il tech peserà sulla nuova Communication Services per il 57%, i consumi “discretionary” (non essenziali) del 32%, le Tlc dell’11%. Dai consumi arrivano Disney, Comcast, Twitter, Alphabet e Facebook. Nel tech i due maggiori nomi, Apple e Microsoft, rappresentano il 26%.
“Si tratta di un’operazione più grossa di una semplice manutenzione da parte di un fornitore di indici” è il commento di Michel Santoli esperto di mercati e commentatore di Cnbc. I fondi che seguono gli attuali settori Tlc, tecnologia e beni di consumo saranno costretti a scambiare miliardi di dollari di azioni per riallineare le loro posizioni prima che l’operazione diventi effettiva il 28 settembre.
La riclassificazione d’altra parte riflette la dominanza della new economy tecnologica (rappresenta il 26% dell’indice S&P), ma anche la preoccupazione per la sua grande influenza e i rischi che una tecno dipendenza possa comportare per tutto il mercato.
Cinque soli titoli – quelli di Amazon, Netflix, Apple, Alphabet, Microsoft e Facebook – trainano la corsa in Borsa da 5 anni nonostante i recenti scivoloni di Facebook, Twitter e Netflix. Controbilanciati dal salto di Apple che ha sforato il muro dei mille miliardi di dollari di capitalizzazione.