Non solo il protezionismo minaccia la crescita globale. I banchieri centrali, che nei giorni scorsi si sono riuniti per il tradizionale summit a Jackson Hole in Wyoming, hanno lanciato l’allarme sul monopolio inedito che vede protagonisti i colossi del web. Per spiegare il si è utilizzato il termine “monopsonia” ovvero “acquirente unico”.
Secondo i banchieri, Google e gli altri sono in grado di regolare tutti processi di mercato, dalla produzione al controllo degli acquisti, passando per la distribuzione e la capacità di fissare i prezzi grazie agli algoritmi. In questo senso queste aziende abbattono le leggi di mercato per le quali una maggiore domanda di beni determina una crescita dei prezzi e dei salari.
Il fatto che siano saltate queste regole – registrano a Jackson Hole – spiega il perché in Borsa ci siano risultati record a cui, però, non corrispondono aumento di pil e salari.
Il potere di acquisto dei colossi del web vanifica gli interventi delle banche centrali nei loro confronti e li rende “puntivi” per le Pmi.
Inoltre secondo uno della Fed di Kansas City il boom delle vendite online sta cambiando il “comportamento” dell’inflazione, rendendola più sensibile a shock come il balzo dei prezzi del petrolio, l’andamento dei tassi di cambio e l’imposizione di dazi.
Il rapporto mette in evidenza come la crescita delle vendite sulle piattaforme online sta avendo forti effetti con i prezzi che diventano più uniformi e le aziende che li rivedono più di frequente. ”Con le strategie dei prezzi che diventano più interconnesse” le grandi piattaforme che ”usano algoritmi – precisa lo studio – sono in grado di cambiare il comportamento dei prezzi di un’intera industria”.