L'ALLARME

Privacy, Yahoo torna nella bufera: scansionate le email degli utenti

Destinato ad accendere nuove polemiche il servizio lanciato dal provider: estrazione di dati dall’analisi di oltre 200 millioni di caselle di posta elettronica, a favore degli inserzionisti. L’azienda: “Utilizziamo solo email inviate a scopi commerciali”

Pubblicato il 29 Ago 2018

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Allarme privacy per Yahoo. Il provider di posta elettronica finisce nel mirino del Wall Street Journal secondo cui il sistema della società scansiona le email degli utenti per vendere dati a fini pubblicitari. Una pratica che molte aziende tecnologiche hanno da tempo abbandonato per motivi di privacy.

Secondo il quotidiano Oath, l’azienda proprietaria di Yahoo e divisione di Verizon Communications, ha lanciato un servizio dedicato agli inserzionisti che analizza oltre 200 milioni di caselle di posta, cercando indizi su quali prodotti potrebbero comprare gli utenti.

Gmail, il popolare servizio di posta elettronica di Google che ha 1,4 miliardi di utenti, ha dichiarato di aver interrotto la scansione dei messaggi a fini pubblicitari lo scorso anno. Mentre Microsoft ha affermato di non aver mai utilizzato i dati di posta elettronica per la pubblicità. Una strategia della Silicon Valley per conformarsi a principi di privacy più stretti.

Per il vice presidente di Oath Doug Sharp, la scansione delle email è diventata uno dei metodi più efficaci per migliora il targeting. Il manager ha comunque specificato che la scansione si riferisce solo alle email commerciali, cioè quelle promozionali che gli utenti ricevono in posta a cui comunque possono rinunciare.

Gli algoritmi di Yahoo cercano email commerciali, collegandole a determinate preferenze dei consumatori, quindi inseriscono un cookie sul computer dell’utente per aiutare gli inserzionisti a mostrare loro i messaggi in futuro.

Nel 2017 la compagnia è finita sotto i riflettori per la sicurezza: un attacco hacker subito quattro anni prima e di cui la società era a conoscenza, aveva compromesso i dati di tutti i 3 miliardi di profili dei suoi utenti. Lo scandalo aveva fatto crollare la credibilità del gruppo allora guidato da Marissa Mayer, poi andata via, che già versava in difficoltà economiche. E sull’ex colosso di internet si è poi abbattuta una class action: un gruppo di utenti ha chiesto conto della sicurezza e negligenza della società.

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