Il governo Conte riprende in mano il piano Industria 4.0, rafforzando gli incentivi all’innovazione introdotti dai precedenti esecutivi nel cosiddetto Piano Calenda. Nella manovra d’autunno il “nuovo” piano piano industria 4.0, sarà esteso anche alle Pmi che investono in digitale. I tecnici del Mef, risulta a CorCom, sono a lavoro per trovare le coperture che dovranno incastrarsi con quelle destinate al reddito di cittadinanza e alla flat tax, i due progetti chiave sui quali si misuterà la tenuta della maggioranza.
Le intenzioni dell’esecutivo erano state annunciate in un’intervista al Sole 24 Ore, dal inistro dell’Interno, Matteo Salvini. “Non smantelliamo quel che è stato fatto di buono – diceva – ma vogliamo estendere anche alle piccole e medie imprese i benefici che i precedenti governi hanno garantito solo alle grandi”.
Il coinvolgimento delle Pmi era già previsto nella fase 2 del piano Calenda. Con il cambio a Palazzo Chigi il dossier è passato nelle mani del nuovo governo. E proprio sulla sfida delle imprese più piccole si gioca il futuro della manifattura digitale.
Sono state dunque accolte – ora bisognerà in capire in che misura – le richieste di Confindustria che da tempo chiedevano interventi in questa direzione.
Una “prova generale” è rappresentata da i fondi messi a disposizione dal Mise per le fabbriche intelligenti delle regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia): si tratta di 340 milioni di euro per il nuovo intervento Macchinari Innovativi a favore delle micro, piccole e medie imprese.
La misura è a valere sul Pon Imprese e Competitività 2014-2020 Fesr e sul collegato Programma nazionale complementare di azione e coesione ed è volta a sostenere la realizzazione nelle Regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) di programmi di investimento, diretti a consentire la transizione del settore manifatturiero verso la cosiddetta Fabbrica Intelligente.
“Con questo programma s’intende favorire la crescita economica e al contempo rafforzare le piccole e medie imprese che sono più in ritardo nel fronteggiare la sfida del mercato globale – spiega il ministro al Lavori e allo Sviluppo economico, Luigi Di Maio – Per molte realtà, specialmente del Sud, rappresenta una montagna che non può essere scalata in solitudine”.
Per le imprese che realizzeranno investimenti innovativi – in coerenza con il piano nazionale “Impresa 4.0” e la “Strategia nazionale di specializzazione intelligente” – è prevista una combinazione di agevolazioni. Quest’ultima articolata in relazione alla dimensione dell’impresa, composta da contributi in conto impianti e finanziamenti agevolati.
Secondo i dati dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato dei progetti di Industria 4.0 in Italia nel 2017 – tra soluzioni IT, componenti tecnologiche abilitanti su asset produttivi tradizionali e servizi collegati – raggiunge un valore compreso fra 2,3 e 2,4 miliardi di euro. Segno che il piano nazionale sta dando i suoi frutti.
“Il Piano ha svolto finora un eccellente ruolo di acceleratore della trasformazione 4.0, sia diffondendone la conoscenza, sia favorendo fiscalmente gli investimenti privati – spiegano i responsabili scientifici Alessandro Perego, Andrea Sianesi e Marco Taisch – ma è verosimile che il suo stimolo non possa proseguire all’infinito: la prossima grande sfida per consolidare e far crescere ulteriormente il mercato sarà identificare il giusto percorso per coinvolgere Pmi, che rappresentano il vero cuore della manifattura italiana, nella trasformazione digitale”.