Lorenzi: “Una rete seria e sicura come autostrada per il futuro”

Trasformare l’Ict in leva per lo sviluppo. Nella nostra inchiesta abbiamo chiesto a 16 manager quali sono le priorità che il governo Monti dovrebbe portare avanti. La parola all’ad di Sirti

Pubblicato il 16 Dic 2011

L’Ict svolge un ruolo sempre più strategico in qualsiasi
organizzazione pubblica e privata, agendo da un lato come potente
leva di innovazione atta allo sviluppo e dall’altro come motore
di efficientamento delle performance aziendali. In una fase in cui
il nostro Paese ha la necessità di un rilancio sostenibile
dell’economia e dello sviluppo del sistema industriale, credo che
l’Ict possa essere un elemento critico per incrementare la
competitività delle nostre aziende e migliorare la qualità di
vita di noi tutti. In sintesi per poter sfruttare la leva dell’
Ict vedrei necessarie le seguenti azioni. In primo luogo, come
fattore determinante della digitalizzazione del Paese, la
realizzazione di una rete “seria e sicura”, una sorta di
autostrada ad alta percorrenza per il nostro futuro. Si è parlato
tanto di reti a larga banda fissa e mobile negli ultimi anni,
tuttavia non siamo ancora riusciti a trovare una soluzione di
“mercato” che riesca a mobilitare investimenti importanti da
parte dei privati e del pubblico.

Basti pensare all’incredibile aumento negli ultimi due/tre anni
della domanda di banda larga e ultra larga nelle nostre case e in
movimento, legata a vere “discontinuità” dei nostri
comportamenti digitali. Non è che stiamo sottostimando la crescita
della domanda che le nuove generazioni porteranno attraverso nuove
forme di fruizione dei contenuti digitali che noi “over fourty”
facciamo ancora fatica ad immaginare? In secondo luogo, dovremmo
dare maggiore impulso ai progetti di Smart Grids, mobilità
intelligente e a tutte quelle tecnologie abilitanti di un concetto
di Città Sostenibile (“Smart City”). Non che manchino esempi
virtuosi, ma forse si potrebbe identificare un piano strutturale di
più ampia portata nelle principali città dove forme di
collaborazione pubblico-privato potrebbero essere l’abilitatore.
In terzo luogo investire nella formazione dei cittadini di
qualsiasi età, al fine di superare un importante aspetto del
“digital divide”; procedere con l’alfabetizzazione digitale,
in particolare nelle scuole e nelle università introducendo
strumenti (pc, tablet, ecc…) che accelerino la
dematerializzazione dei testi.

Infine accelerare il progetto già in corso della digitalizzazione
dei processi della PA, mettendo soluzioni digitali a servizio della
sanità, giustizia, istruzione, del patrimonio culturale ecc… il
sogno di una PA più efficiente e soprattutto capace di offrire con
migliori qualità servizi esistenti e perché no offrire a basso
costo servizi innovativi!

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