Inizia domani la nuova era dei domini internet, che accanto a quelli tradizionali come .com, .net o .xxx vedrà un fiorire di nuove estensioni limitate solo dalla fantasia dei richiedenti. La lista dei richiedenti sarà pubblicata alla fine di aprile, mentre i nuovi domini saranno operativi dall’inizio del 2013. Ad oggi sono 350 le aziende che hanno fatto domanda per un nuovo dominio, l’80% delle quali fuori dagli Usa. Fra i domini più richiesti .deloitte e .sport, ma ci sono richieste anche per .london, .nyc e .ngo, il dominio che in futuro potrebbe valere per tutte le organizzazioni no profit. Altri domini popolari sono .bayern, .africa, .sco, .eco, .gay.
L’Icann, l’organismo internazionale responsabile dell’organizzazione della Rete, inizierà a raccogliere le richieste di istituzioni, aziende e singoli utenti disposti a sborsare i 185mila dollari necessari. Le restrizioni per i nuovi domini sono minime, e riguardano soprattutto questioni tecniche come la presenza di numeri.
Hanno già manifestato il loro interesse per l’adozione di un’estensione particolare diverse aziende ma anche alcune grandi città come Londra, che potrebbe registrare il dominio .london per siti legati al turismo. La decisione di espandere il numero dei domini autorizzati, che ora sono 22 oltre a quelli legati ai singoli stati come .it o .fr, è stata presa secondo una nota dell’Icann "per promuovere l’innovazione negli indirizzi dei siti web e per aprire i domini anche a caratteri di alfabeti diversi da quello latino".
Si apre quindi ai domini in lingua cinese, cirillica e araba.
Il progetto ha destato molte polemiche, soprattutto da parte di aziende e istituzioni preoccupate per la possibilità che qualcuno registri e utilizzi in maniera impropria i domini, o che ne faccia incetta per poi rivenderli, una pratica molto diffusa per i nomi dei siti: "Sono commenti che apprezziamo – ha ribattuto Steve Crocker, capo del board dell’Icann – procederemo con molta lentezza e attenzione nel valutare le domande per essere sicuri che non ci siano comportamenti scorretti".
Domani, scrive il Financial Times, quindi partirà la vendita dei nuovi "Top level domain" (Tld), fortemente osteggiata da grossi gruppi Usa, come ad esempio Procter & Gamble, Kraft, Ebay, HP e Kellog. Secondo queste aziende la liuberalizzazione dei domini online costerà in media 2 milioni di dollari extra per proteggere i marchi dal rischio di plagio virtuale, confusione fra i consumer e frodi online.
Anche il Parlamento Usa è stato investito dalle proteste di grossi marchi, come ad esempio Coca Cola, preoccupati dall’apertura del web a nuovi domini. Ma per ora le proteste sono state stoppate, anche perché le autorità Usa temono che la gestione del web possa essere sottratta all’Icann, che pur essendo un’organizzazione no profit, resta tuttavia saldamente radicata negli usa. Il passaggio della competenza del web alle Nazioni Unite sarebbe una brutta tegola per il governo americano, perché paesi come Cina e Iran, notoriamente restrittivi della libertà di espressione, avrebbero molto più potere decisionale sul management di Internet.
Fra le richieste di nuovi domini si segnalano quelle di regioni o parti del mondo come .africa, .lat (America Latina), .sco (Scozia), .irish, kurd, .zulu. Sul fronte no profit spiccano .eco, .ngo, .tree, .green e .peace. Sul fronte commerciale vanno per la maggiore .news, .hotel, .shop, .car, .bank. Le città più appealing sono .berlin, .london, .paris, .nyc, .boston, .toronto, .syd (Sydney), .tokyo. Nomi generici .kids, .gay, .music, .movies e .health.
“L’introduzione di un numero pressoché illimitato di nuove estensioni cambierà le dinamiche del mercato dei domini – dice Marc Van Wesemael, General Manager di EURid, che gestisce il dominio .eu – prevedo un cambiamento dei rapporti di forza a favore di chi si registra a scapito degli enti che registrano i domini, e una diminuzione delle registrazioni difensive. Un fenomeno che potrebbe risultare in una crescita ridotta per il mercato dei domini di primo livello nel suo complesso”.
“I proprietari di marchi registrati concentreranno presumibilmente gli investimenti di marketing su un massimo di 5 – 10 domini importanti, lasciando da parte i domini meno popolari. Sono fiducioso che l’apertura del mercato avrà un effetto soltanto parziale su di noi, dal momento che il dominio .eu è uno dei più importanti al mondo”.
Nel contempo, l’apertura ai nuovi domini avrà una funzione di volano anche per i domini tradizionali come .eu.