Più di 5 miliardi, e non è ancora finita. E’ la quota raggiunta dalla sessione di oggi dell’asta 5G che sta incassando oltre il doppio dell’incasso minimo previsto. A far lievitare gli introiti per lo Stato la banda 3,6-3,8 su cui gli operatori stanno contendendosi i blocchi da 80 e da 20 Mhz che consentiranno loro di implementare il 5G.
Si è conclusa alle 14,30 la nona giornata della fase dei miglioramenti competitivi “per la procedura di assegnazione delle frequenze – scrive il Mise – che ha visto partecipare le società Iliad Italia S.p.A., Fastweb S.p.A., Wind 3 S.p.A., Vodafone S.p.A. e Telecom Italia S.p.A.”.
Fino ad oggi si sono svolte 108 tornate.
I rilanci sulla banda 3700 MHz hanno raggiunto un ammontare complessivo pari a 2.947.540.000 euro portando l’ammontare totale delle offerte a 5.151.142.258,00 euro.
Alle ore 10 di mercoledì 26 settembre 2018, riprenderà la seduta dedicata ai miglioramenti competitivi.
Le quote che verranno pagate dagli operatori non verranno versate subito per intero nelle casse dello Stato dove invece arriveranno quest’anno 1,250 mld provenienti dalla vendita delle bande prima disponibili. I pagamenti per la banda 700 Mhz arriveranno a frequenze “liberate”, cioè nel 2022.
La corsa è agguerrita sulla banda 3,6-3.8 GHz che però, come la 26,5-27,5 Ghz, non si libererà che dal 2019. Una parte della banda è nella disponibilità della Difesa, un’altra non è stata messa all’asta perché le licenze sono state prorogate fino al 2029.
La 700 Mhz si libererà più tardi delle altre – nel 2022 – ma viene considerata la più preziosa, di un valore superiore del 10% a quella 800 Mhz: serve a garantire un’ampia copertura territoriale, anche indoor, mentre le frequenze più elevate garantiscono velocità di vari gigabit al secondo. L’importo minimo richiesto per ogni lotto della 700 Mhz era il più elevato – 337 milioni – contro i 158 di ogni lotto della 3,7 Ghz e i 32 milioni della 26 Ghz.
La banda 26 Ghz ha un doppio vantaggio. A differenza della 700 Mhz è libera (quasi) da subito. Ma soprattutto è già “pronta per l’uso” del 5G. Nel mondo sono le millimetriche quelle utilizzate per rodare i primi servizi 5G: field test già effettuati, problemi visti e risolti, software già “messo su strada”. Per esempio negli Usa Verizon sta facendo test sulla banda 28 Ghz (l’asta per le licenze di queste frequenze è prevista per il 14 novembre). L’azienda sta concentrandosi sul futuro business 5G ed ha già annunciato i nomi delle 4 città in cui verranno lanciati i primi servizi entro la fine dell’anno. La soluzione a banda larga “fissa senza fili” di Verizon, che promette velocità fino a 1 Gigabit al secondo, sarà il suo primo servizio 5G.