Risultato oltre ogni più rosea aspettativa, con l’asta 5G che si è chiusa ieri. In totale sono 6,5 i miliardi che andranno nelle casse dello Stato assicurando un extra-gettito di oltre 4 miliardi rispetto al previsto. Tim e Vodafone sono i big spender della gara: Tim, con 2,407 miliardi, si è aggiudicato uno dei due maxi-blocchi da 80 Mhz nella banda 3,7 Ghz, un blocco nella 26 GHz e due nella 700 MHz. Una dotazione frequenziale che “consolida Tim nella sua posizione di leadership in Italia – ha commentato l’Ad Amos Genish -. Le nuove frequenze acquisite rappresentano un asset fondamentale per lo sviluppo futuro del Gruppo e contestualmente per la crescita della digitalizzazione del Paese”. Il numero uno assicura il mercato: “Proseguiremo nel nostro impegno per l’innovazione e siamo convinti di poter continuare ad offrire ai nostri clienti servizi sempre all’avanguardia e la migliore esperienza digitale disponibile sul mercato”.
Vodafone, per 2,401 miliardi, si è aggiudicato due blocchi nella 700 MHz, l’altro maxi-blocco da 80Mhz nella 3,7 Ghz e 200 Mhz nella millimetrica. “Ci siamo aggiudicati frequenze in tutte le bande offerte – ha dichiarato Aldo Bisio, amministratore delegato di Vodafone Italia. “Questo investimento – il commento del Ceo Aldo Bisio – consente a Vodafone di consolidare la leadership nella qualità della rete, porsi all’avanguardia nella realizzazione della infrastruttura e dei servizi 5G ed accelerare lo sviluppo della propria strategia digitale”. Ma rivolge un appello al governo: “Sarà essenziale l’adozione di tutte le misure, a partire dalla semplificazione delle procedure autorizzative, volte a garantire la sostenibilità di tali investimenti”.
Le frequenze nella banda 700 Mhz potranno essere utilizzate per il 5G solo dal 2022 – sono attualmente occupate dalle emittenti Tv -, ma saranno anche pagate nel momento in cui verranno rese disponibili. Al contrario la disponibilità è dall’inizio del 2019 per quelle nella banda 3,7 Ghz e per quelle nei 26Ghz.
Dopo un esordio agguerrito anche nei rilanci per i blocchi grandi della banda “pioniera” dei 3,7 Wind Tre ha scelto di puntare sul blocco piccolo, oltre che sulle millimetriche: in tutto circa 500 milioni di investimento. Una strategia diversa rispetto ai competitor che potrebbe consentire all’operatore di puntare ora lo sguardo sulle frequenze in dotazione a Linkem che possiede 84Mhz nella 3,7Ghz, “adiacenti” a quelle messe a gara. Un tesoro, nelle mani dell’operatore wi-fi, il cui valore è lievitato con l’asta (non a caso il titolo è salito in Borsa). Tanto più che il Mise potrebbe confermare a Linkem (come ha fatto con Tiscali, le cui frequenze sono poi finite in mano a Fastweb) la proroga per le licenze d’uso fino al 2029. Resta una grossa incognita sul canone d’uso che verrà stabilito, alla luce del valore stellare di questa porzione di spettro.“Siamo fortemente impegnati sul futuro del 5G e abbiamo le risorse finanziarie e una struttura di costi snella, per continuare a innovare e a fornire ai nostri clienti in tutto il Paese servizi broadband di alta qualità e a prezzi vantaggiosi” è stato il commenti di Jeffrey Hedberg, Ceo di Wind Tre.
Lo Stato italiano incassa con l’asta 6.550.422.258 grazie a una “competizione vivace – dice il Mise – conclusasi in 14 giornate di miglioramenti competitivi e con 171 tornate”. L’introito raggiunto ha superato del 164% il valore delle offerte iniziali e del 130,5% la base d’asta, superando di oltre 4 miliardi l’introito minimo fissato nella Legge di Bilancio.
In particolare i lotti per la banda 700 MHz FDD hanno raggiunto la quota di 2.039.909.188 euro, quelli per la 3700 MHz 4.346.820.000. Infine la banda cosiddetta “millimetrica” a 26 Ghz ha totalizzato 163.693 euro.
Nessuna offerta è stata fatta per i lotti 700 MHz SDL, pertanto i soggetti che ne abbiano manifestato l’interesse potranno partecipare alla fase di gara successiva, secondo le procedure previste dal disciplinare di gara per frequenze non aggiudicate, che si svolgerà a partire da venerdì 5 ottobre.
Il lotto riservato ai nuovi entranti di 10 MHz in banda 700 MHz FDD è stato aggiudicato dal remedy taker Iliad Italia per 676.472.792,00 euro, mentre Vodafone si è aggiudicato 2 lotti generici in banda 700 MHz per un totale di 10 MHz alla cifra complessiva di 683.236.396 euro. I restanti 2 lotti generici in banda 700 MHz, per un totale di 10 MHz, sono stati aggiudicati da Telecom Italia per un importo complessivo di 680.200.000,00 euro.
I 5 lotti in banda 26 GHz sono stati aggiudicati 1 per ogni società: in particolare Telecom si è aggiudicata un lotto per 33.020, Iliad Italia si è aggiudicata un lotto per 32.900 euro, Fastweb si è aggiudicata un lotto per 32.600.000 euro, Wind 3 un lotto per 32.586.535 e Vodafone Italia si è aggiudicata un lotto per 32.586.535.
L’importo raccolto supera i 3,9 miliardi di euro raccolti nell’asta multibanda 4G del 2011 e potrebbe essere paragonato alle aste 3G nei primi anni 2000, quando le offerte ammontarono a 12 miliardi di euro (26.750 miliardi di vecchie lire), osserva il sito specializzato Policy Tracker. Che annota come prima del 2017, il prezzo medio dello spettro nei 3.7 GHz era di $ 0,015 / MHz / POP, ma secondo il database del sito, dal momento che l’Europa ha riconosciuto la banda 3,4-3,8 GHz come pioniera per il 5G, i prezzi sono aumentati di oltre dieci volte.
Le offerte si sono chiuse ieri in Italia ($ 0,42 / MHz / pop), sono significativamente più alte delle gare nel Regno Unito e in Spagna, che hanno raggiunto i prezzi di $ 0,17 / MHz / POP e $ 0,06 / MHz / POP rispettivamente, all’inizio di quest’anno.
E questo potrebbe essere un segnale preoccupante per investitori e operatori: “Gli operatori italiani avevano un’altra scelta?” si chiede il sito secondo cui l’innalzamento dei prezzi dello spettro radio “dovrebbe costituire un avvertimento per i legislatori dell’Ue”.
Preoccupazioni sono state espresse anche dai sindacati che ravvisano rischi per la tenuta del settore e per l’occupazione. “L’asta – hanno fatto sapere in una nota congiunta – si è svolta in un regime incontrollato, senza un’analisi razionale dell’investimento e dei ricavi ipotetici”.
Uno dei motivi alla base dell’aggressività delle offerte potrebbe secondo alcuni osservatori essere rappresentato proprio dalla proroga che il Mise ha – sia pure non ancora definitivamente – concesso agli operatori del wi-fi sulla porzione 3,4Ghz dello spettro. Sottraendo frequenze all’asta il “premio” in palio è risultato ridotto. Si tratta ora di vedere come lo Stato si muoverà alla luce degli incassi.