MERCATI

Chi si rivede, la pirateria video. Il modello Netflix mostra la corda

Torna ad aumentare il file sharing nonostante l’aumento di offerta legale, secondo il Global Internet Phenomena Report 2018 di Sandvine: “Eccesso di piattaforme in abbonamento con contenuti in esclusiva spingono l’utente al consumo illegale”

Pubblicato il 05 Ott 2018

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Pirateria di film online, il ritorno. Dopo una fase di declino dovuta all’esplosione di offerta legale di Netflix, Amazon Prime ecc, torna alla grande il consumo illegale di video. Dovuto, questa volta, a un’offerta di contenuti a pagamento talmente esuberante e centrata su contenuti in esclusiva da scoraggiare l’utente indirizzandolo verso prodotti “free”.

I fan del video avevano adottato con entusiasmo il file sharing alla fine degli anni ’90 per guardare programmi bypassando l’imposizione di orari tipica della Tv lineare. L’affermazione di Netflix e degli altri, che offrono grandi cataloghi di contenuti da guardare on demand aveva ridotto l’appeal dei siti pirata: il traffico “illegale” era diminuito in maniera significativa.

Ma il trend si è di nuovo invertito nell’ultimo anno, secondo il report Global Internet Phenomena Report 2018 di Sandvine secondo cui BitTorrent, la popolare piattaforma di sharing – legale, ma utilizzata per scaricare contenuti in violazione del copyright – ora conta il 31% di dati caricati nelle reti Internet di Europa, Medioriente e Asia, contro il 27% del 2015. Il report si riferisce soprattutto al mercato britannico dove gli utenti possono scegliere tra Netflix, Amazon Prime Video, Sky Tv e Virgin oltre a una crescente serie di servizi in streaming di nicchia dedicati a specifiche programmazioni. La situazione è ancora più frastagliata negli Usa dove reti premium come Hbo, Huli e Showtime competono per l’attenzione, e gli abbonamenti, degli spettatori.

Ma qui nasce il problema. L’utente è disposto a pagare per un paio di abbonamenti, non per tutte le piattaforme. “L’abbondanza di servizi sta producendo contenuti esclusivi accessibili su un singolo servizio streaming o broadcasting – per esempio Game of Thrnes sulla Hbo, House of Cards su Netflix (in Italia su Sky, però), Jack Ryan su Amazon ecc” dice Cam Cullen, vp of Global Marketing Sandvine. “Avere accesso a tutti questi servizi diventa dispendioso per il consumatore che dunque preferisce pagarne un paio e prendere il resto su piattaforme pirata”. Un trend rafforzato da una distribuzione a macchia di leopardo che in genere non prevede la distribuzione in contemporanea in tutto il mondo di uno stesso titolo.

Secondo il Report Netflix ora conta sul 15% di traffico “downstream” globale, maggiore di quello di YouTube (11,4%). Di tutto il traffico il video totalizza il 58% seguito dal web browsing (17%) e il gaming (7,8). Il video rappresenta il 57,7% del volume totale del traffico a valle su Internet.

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