Milano salda al primo posto sul podio, Firenze scala alla seconda posizione, Bologna terza. Sono le “campionesse” delle città smart nella classifica stilata da ICity Rate 2018 di Fpa – società del gruppo Digital360 – presentata oggi al Palaffari di Firenze. Il report fotografa uno scenario a luci e ombre: vincente per le città medie, ancora problematico per le città del Sud. Roma in particolare rimane al palo, pur in leggero miglioramento, attestandosi alla 15esima posizione.
“Emerge quanto sia cruciale il ruolo del capitale umano nel determinare il posizionamento complessivo delle città – dice Gianni Dominici, Direttore Generale di Fpa –. Le tre città leader nella classifica generale, Milano, Firenze e Bologna, infatti, lo sono anche negli ambiti trasformazione digitale e lavoro, e si collocano al vertice anche nelle dimensioni istruzione, attrattività turistico-culturale e partecipazione civile, risultati che in parte riflettono e in parte determinano il loro superiore dinamismo”.
Emerge anche, però, come la sostenibilità sia un obiettivo ancora lontano per le città italiane, anche per quelle più avanzate nello sviluppo della smart city. Ostacoli in particolare sulla strada della gestione e conservazione della qualità dell’aria e dell’acqua, dei rifiuti e del territorio. “Le città leader – dice Dominici – devono perciò impegnarsi maggiormente su questi versanti, dove nei prossimi anni saranno proprio le nuove tecnologie basate sull’elaborazione e l’utilizzo dei dati prodotti dagli strumenti di sensoristica intelligente a offrire nuove opportunità di governo responsabile e rispondente”.
Fpa ha individuato e analizzato 15 dimensioni urbane che in ambito nazionale e internazionale definiscono traguardi per le città (occupazione, ricerca e innovazione, solidità economica, trasformazione digitale, energia, partecipazione civile, inclusione sociale, istruzione, attrattività turistico-culturale, rifiuti, sicurezza e legalità, mobilità sostenibile, verde urbano, suolo e territorio, acqua e aria).
Le dimensioni tengono insieme 107 indicatori che, aggregati nell’indice finale ICity index, consentono di stilare la classifica finale tra 107 comuni capoluogo. Poiché è impossibile progettare e governare delle Smart City senza tener conto degli obiettivi di sostenibilità introdotti dall’Agenda 2030 dell’Onu, Fpa li considera nella sua analisi fin dalla scorsa edizione.
Milano è la città più smart d’Italia per il quinto anno consecutivo. Ottimi risultati soprattutto negli ambiti di solidità economica, ricerca e innovazione, lavoro, attrattività turistico-culturale, ancora in ritardo nelle dimensioni ambientali (consumo di suolo e territorio, qualità dell’aria e dell’acqua).
A seguire Firenze che registra risultati eccellenti sui fronti attrattività turistico-culturale e trasformazione digitale (prima posizione) e si colloca fra le prime città per mobilità sostenibile, stabilità economica, istruzione, lavoro, partecipazione civile ed energia. “Firenze può diventare la capitale italiana della formazione e della smart mobility: può essere la capitale dell’innovazione” ha detto il sindaco della città del fiore Dario Nardella -. ICity Rate ci gratifica e ci dà lo stimolo: vogliamo arrivare primi”. Tra i fattori leva, gli investimenti fatti su tramvia, bike sharing e servizi digitali, ha detto il sindaco: “Ora focus sui giovani”. Si inserisce su questo terreno “il lavoro della Fondazione Cassa di Risparmio per trasformare il vecchio granaio – ha detto Nardella – in un city lab dedicato al coworking e alle nuove imprese”, e “le Murate, dove i giovani possono trasformare i progetti in aziende nel settore dell’innovazione e dei servizi”.
Bologna conferma la leadership negli ambiti del lavoro, energia e governance e partecipazione civile e guadagna un ottimo posizionamento per trasformazione digitale, istruzione, ricerca e innovazione e inclusione sociale.
Trento, Bergamo, Torino, Venezia, Parma, Pisa e Reggio Emilia completano la classifica delle prime dieci smart city italiane. Un gruppo in cui emerge un forte blocco di città medie con ottime performance, come Trento, che guadagna una posizione grazie ai buoni risultati nella gestione dei rifiuti, Bergamo, che passa dal sesto al quinto posto e si distingue in particolare per solidità economica e gestione del verde urbano, Parma, prima per inclusione sociale e consumo di suolo e territorio, e Pisa, eccellenza nell’istruzione.Roma continua il suo percorso di lento avvicinamento al gruppo delle prime dieci, recuperando due posizioni rispetto al 2017 (sale dal 17° al 15° posto), grazie soprattutto alle buone performance negli ambiti di trasformazione digitale, turismo e cultura, innovazione e istruzione.
Il tradizionale divario Nord/Sud si ripropone non solo negli ambiti di ritardo più conosciuti (lavoro, solidità economica) ma anche nei settori maggiormente innovativi (ricerca e innovazione, trasformazione digitale, energia).
Le città più smart d’Italia nel 2018 si trovano al Centro-Nord: tutte le prime 21 smart city in classifica appartengono a questa area, mentre le 21 in fondo alla graduatoria si collocano al Sud e Isole. Un divario che, se si considera il punteggio medio delle prime e delle ultime classificate, in un anno è cresciuto di 15 punti (da 250 a 265), e di 17 punti se si considerano solo le prime e le ultime dieci città (da 115 a 132). Il gap non riguarda soltanto le dimensioni su cui gravano pesanti ritardi strutturali nel Mezzogiorno (occupazione, solidità economica, ricerca e innovazione), ma anche quegli ambiti, come l’energia e la trasformazione digitale, in cui ci sarebbero le opportunità per accorciare le distanze.
Gli unici ambiti in cui le città meridionali riescono a contenere il distacco e in alcuni casi ad affacciarsi ai vertici delle graduatorie nazionali sono quelli ambientali (verde urbano, suolo e territorio e soprattutto acqua e aria). Vibo Valentia, Brindisi e Nuoro sono tra le prime dieci città italiane per tutela di acqua e aria; Messina e Matera per il verde urbano; L’Aquila, Ragusa, Lecce e Crotone per suolo e territorio. Per il resto solo Cagliari riesce a inserirsi in due ambiti (istruzione e sicurezza) tra le prime ventuno, Lecce emerge solo per trasformazione digitale, Oristano, Chieti e Isernia per i rifiuti e Nuoro per l’inclusione sociale.
Non mancano, tuttavia, città del Sud e delle Isole che hanno mostrato segni di dinamismo. Oltre a Cagliari (che migliora dalla 47° alla 43° posizione in classifica generale), si individuano Lecce (che guadagna nove posizioni), Nuoro, Cosenza, Catania e Catanzaro i cui indicatori, almeno in alcuni ambiti, fanno rilevare dei significativi progressi migliorando il posizionamento complessivo.
Nell’ambito della fascia alta della classifica, sono alcune città di media o piccola dimensione (tutte sotto i 100mila abitanti) a registrare i progressi più significativi: Pordenone, Cremona, Udine, Treviso, Biella, Lodi e Belluno. Alcune di queste realtà (in particolare Pordenone e Belluno, ma anche Treviso e Lodi) si caratterizzano per l’ottima performance ottenuta in ricerca e innovazione grazie anche all’insediamento, nel capoluogo o nella provincia, di luoghi di concentrazione e promozione dell’innovazione produttiva. A questa caratteristica spesso si affianca quella di elevati livelli di sicurezza (Pordenone, Udine e Biella sono tra le prime dieci nell’indice settoriale), di buoni livelli di inclusione sociale (in particolare a Udine e Pordenone) e di buona gestione dei rifiuti (Treviso, Belluno e Pordenone sono tra le prime dieci nell’indice di ambito). Cremona si colloca nel gruppo grazie anche ai risultati ottenuti nella trasformazione digitale, nella mobilità sostenibile e nell’energia e Lodi ottiene un buon piazzamento anche nell’indicatore relativo al verde urbano.
Continua il lento percorso di avvicinamento alla vetta di Roma (recuperate due posizioni), collocandosi 15esima, grazie soprattutto ai buoni risultati degli indici relativi a trasformazione digitale (4°), attrattività turistico-culturale (6°), ricerca e innovazione (7°) e istruzione (8°). Oltre a questi risultati positivi, la capitale ha scalato posizioni anche negli ambiti mobilità sostenibile (dal 33° al 15° posto), occupazione (dal 26° al 21°) e governance e partecipazione civile (dal 37° al 27°). Ma appare ancora indietro in aspetti che dovrebbero caratterizzare città di grandi dimensioni: 43° in energia e 43° in solidità economica.