SCENARI

De Rita: “I negozi non chiudono per colpa dell’e-commerce, online chance di crescita”

Il segretario generale del Censis: “Non ci sono indicatori che ci possano dire che la tecnologia stia togliendo qualcosa al settore tradizionale, c’è piuttosto un ripensamento strutturale del lavoro e un’offerta di opportunità”

Pubblicato il 25 Ott 2018

e-commerce

Contrordine: non è colpa dell’e-commerce se il commercio tradizionale è in crisi. A farlo capire il segretario generale del Censis, Giorgio De Rita, durante un’audizione in commissione Attività produttive della Camera dedicata alla modifica della disciplina degli orari di apertura dei negozi.

“Fra il commercio tradizionale e quello online – ha detto De Rita – c’è una forte integrazione, è difficile però dire qual è la direzione su cui ci muoviamo. Non c’è comunque una caduta del sistema commerciale dovuta all’incremento delle vendite online e nemmeno un impatto su occupazione, reddito e prezzi”.

Non ci sono indicatori che ci possano dire che la tecnologia stia togliendo qualcosa al settore, c’è piuttosto un ripensamento strutturale del lavoro e un’offerta di opportunità“, ha continuato De Rita aggiungendo che nel mondo del commercio “molti negozi stanno ampliando il proprio mercato attraverso la tecnologia e le piattaforme internet, ma questo sottrae energia anche ai centri commerciali e ai piccoli negozi”.

Nel settore del commercio, oggi, “c’è una domanda di regole molto forte che presuppone uno sforzo di sintesi e mediazione. Più che di una riforma, c’è la necessita di un progetto sul sistema distributivo che in questi anni ha dimostrato forte capacità di tenuta”, ha concluso De Rita.

Certo è che il commercio elettronico sta conoscendo un momento di gloria in Italia. Secondo un recente rapporto Censis-Coldiretti, nel 2018 più di un italiano su tre (37%) ha utilizzato una piattaforma digitale per ordinare cibo dal telefono o dal computer, con un aumento del 47% rispetto all’anno precedente. Emerge dal primo studio Coldiretti/Censis sul food delivery presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio.

Si tratta del settore più dinamico della ristorazione che ha ormai allargato i suoi confini a offerte sempre più personalizzate. Della partita ora anche ristoranti di qualità che si servono di piattaforme come Just Eat, Foodora, Deliveroo, Bacchette Forchette o Uber Eats.

Tra gli aspetti che secondo gli italiani vanno migliorati, per il 38,1% c’è il rispetto dei diritti del lavoro dei fattorini, per il 28% l’esigenza di avere una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto; il 25,3% poi chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e il 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e locali.

Del resto che il food possa essere la leva strategica per lo sviluppo dell’e-commerce italiano emerge anche dai dati dell’Osservatorio Polimi-NetComm: “In Europa – spiega Alessandro Perego, direttore scientifico degliOsservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – l’Italia è ancora lontana dai principali mercati e- Commerce. Lo sviluppo del nostro mercato deve passare in prima battuta dal potenziamento nell’offerta del Food&Grocery, la prima voce di spesa nel paniere degli acquisti degli italiani. Nonostante l’ingresso di diversi player locali e internazionali in questo settore, l’offerta non ha ancora la capacità di garantire una copertura territoriale capillare: oggi 4 italiani su 5 non possono ancora effettuare online la spesa da ‘supermercato’ con un adeguato livello di servizio.”

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