I FONDI

Sottratti al 5G i 100 milioni per AI e blockchain

Il Mise rimodula le risorse destinate ai test della quinta generazione “alla luce della fase ormai avanzata dei progetti”. Focus sulle tecnologie 4.0 pilastri della smart nation

Pubblicato il 29 Ott 2018

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Centinaia di milioni “sottratti” al 5G.  Nella seduta d’insediamento del 25 ottobre scorso il Cipe ha destinato 100 milioni di euro per lo sviluppo del Wi-Fi e le tecnologie emergenti (Intelligenza artificiale, Blockchain, Internet delle cose). In particolare, sono stati dirottati 95 milioni di euro (5 milioni erano già previsti) per sviluppare tecnologie emergenti e in favore della diffusione capillare del wi-fi sul territorio nazionale, in linea con il mandato volto all’innovazione e alla centralità della rete voluto dal Ministro Luigi Di Maio.

Come spiega una nota del Mise la “rimodulazione” – ovvero il dirottamento dei fondi -è stata decisa “alla luce della fase ormai avanzata dei progetti di sperimentazione pre-commerciale 5G”. Il ministero, non ritenendo più attuale l’esigenza di impegnare le risorse assegnate ai progetti di ricerca e sperimentazione della quinta generazione mobile, ne ha richiesto la rimodulazione, per un totale di 95 milioni di euro “a favore di progetti volti a favorire la diffusione dei servizi in Wi-Fi sul resto del territorio nazionale, ad incentivare la ricerca e lo sviluppo nelle tecnologie emergenti (Blockchain, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose) e, in generale, a perseguire gli obiettivi del Piano Bul”.

Nel dettaglio, le risorse originariamente destinate, con delibera n. 105 del 22 dicembre 2017, erano state assegnate per un ammontare di 60 milioni al cofinanziamento di progetti  aventi ad oggetto l’applicazione della tecnologia 5G a beni e servizi di nuova generazione, promossi dalle regioni coinvolte nel progetto di sperimentazione pre-commerciale del 5G del Mise; 35 milioni al cofinanziamento di progetti promossi dalle altre regioni, altri Dicasteri o Enti pubblici di ricerca, per lo sviluppo dei servizi di nuova generazione e 5 milioni alla fase II del progetto italia.it. Quest’ultimo intervento è già in fase di realizzazione in seguito all’emanazione di un apposito decreto da parte del ministro Luigi Di Maio e sarà ulteriormente rafforzata utilizzando le risorse destinate dalla recente delibera Cipe.

Le tecnologie 4.0 sono i pilastri della realizzazione della smart nation, uno degli obiettivi del “contratto di governo” tra Lega e 5 Stelle.

Non a caso il Mise ha lanciato due call per selezionare gli esperto che andranno a formare la task force su AI e blockchain: l’obiettivo è elaborare una strategia nazionale per il 4.0.

Nella manovra – ora bisogna capire se con le modifiche richieste da Bruxelles cambierà qualcosa anche sul fronte digitale – sono previsti 15 miliardi aggiuntivi nei prossimi 3 anni per rilanciare gli investimenti pubblici, soprattutto nell’ambito infrastrutturale, dell’adeguamento antisismico, dell’efficientamento energetico, dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie.

Una spinta sarebbe necessaria dato che i numeri parlano di un’Italia arranca sullo sviluppo dell’AI. Secondo un report di Roland Berger si piazza al penultimo posto per numero di startup attive nel settore dell’Intelligenza Artificiale a livello mondiale. Lo studio, che fornisce una panoramica globale, rileva che con solo 22 startup all’attivo, l’Italia occupa la 19esima posizione nella classifica dei Top 20 Paesi al mondo per numero di startup nel settore dell’Intelligenza Artificiale. Gli Stati Uniti dominano la classifica con 1.393 startup all’attivo. A seguire la Cina in seconda posizione con 383 startup, Israele con 362, UK e Canada chiudono la Top 5 rispettivamente con 245 e 131 startup.

Il motivo del ritardo? La presenza – secondo Roland Berger – di un sistema scolastico e di un mondo del lavoro tradizionale non incentivano la cultura dell’assunzione del rischio o, ancora, dell’eventuale sconfitta vista come risorsa per ripartire con maggiore forza e consapevolezza.

Eppure l’intelligenza artificiale è una tecnologia in grado di guidare la crescita economic, come evidenzia un report McKinsey: l’adozione diffusa delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale contribuirà a una crescita del prodotto interno loro a livello globale pari a 13mila miliardi di dollari entro il 2030, per una crescita pari a circa l’1,2% medio annuo.

Sul fronte blockchain il governo rivendica l’adesione alla European Blockchain Partnership, iniziativa promossa dalla Commissione Ue con l’intento di creare ,una piattaforma europea basata sulla tecnologia blockchain per lo sviluppo di servizi pubblici digitali.

Nel corso della prima riunione, nel  quale si è avviata la discussione sui principi ispiratori nonché sulle principali specifiche tecniche della piattaforma europea, il governo italiano ha sottolineato la necessità che la costruzione della piattaforma europea sia ispirata a principi di apertura, trasparenza e inclusività rispetto a tutti gli attori potenzialmente interessati.

Secondo un report Capgemini la blockchain potrebbe diventare una tecnologia largamente diffusa entro il 2025, entrando a far parte di vari processi aziendali e supportando le catene di fornitura a livello mondiale. Attraverso partnership e investimenti, la Distributed Ledger Technology dominerà sia nel settore manifatturiero sia in quello dei beni di consumo e l’industria retail, inaugurando una nuova era di trasparenza e fiducia.

Secondo lo studio “Does blockchain hold the key to a new age of supply chain transparency and trust?” questa tecnologia verrà massivamente utilizzata nella supply chain entro il 2025. Attualmente, solo il 3% delle aziende che stanno implementando la blockchain lo fanno su vasta scala, mentre il 10% ha avviato un progetto pilota, con l’87% degli intervistati che dichiara di essere nelle prime fasi della sperimentazione della blockchain.

Regno Unito (22%) e Francia (17%) sono attualmente i paesi europei all’avanguardia in tema di implementazione su ampia scala e progetti pilota per la blockchain, mentre gli Stati Uniti (18%) sono all’avanguardia in termini di finanziamento di iniziative relative alla blockchain. I cosiddetti “pionieri” sono ottimisti sul fatto che la blockchain riuscirà a realizzare tutto il proprio potenziale, con oltre il 60% degli intervistati che ritiene che tale tecnologia stia già trasformando il modo in cui collaborano con i partner.

Riduzione dei costi (89%), una migliore tracciabilità (81%) e una maggiore trasparenza (79%) sono i tre fattori principali alla base degli attuali investimenti in blockchain. Inoltre, questa tecnologia permette di inviare informazioni in modo più sicuro, veloce e trasparente. La tecnologia può essere applicata a funzioni critiche della catena di approvvigionamento, dalla tracciabilità della produzione al monitoraggio delle catene alimentari e alla garanzia di conformità normativa. È molto probabile che i pionieri identificati nello studio, entusiasti dei risultati che stanno ottenendo, incrementeranno i propri investimenti in ambito blockchain del 30% nei prossimi tre anni.

Sebbene ci sia un certo ottimismo in merito agli sviluppi della blockchain, continuano a sussistere dei timori relativi al raggiungimento di un Roi effettivo e all’interoperabilità tra i vari partner della supply chain. La maggior parte (92%) dei pionieri ritiene che il Roi sia la principale sfida all’implementazione della tecnologia, mentre l’80% afferma che l’interoperabilità con i sistemi legacy sia una delle maggiori sfide operative. Inoltre, l’82% identifica nella sicurezza delle transazioni uno dei maggiori ostacoli all’implementazione delle loro applicazioni blockchain da parte dei partner, fattore che mina il suo status di tecnologia sicura.

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