Intollerabile l’indifferenza del governo sul futuro di Tim. I sindacati di categoria chiedono un incontro urgente con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per fare il punto sul futuro della compagnia a seguito delle recenti indiscrezioni di stampa – si parlava di uno spacchettamento delle attività – e in vista della realizzazione del roll out del piano DigiTim.
Slc, Fistel e Uilcom “di fronte al sostanziale immobilismo che caratterizza l’attuale situazione aziendale ed il contestuale emergere di voci su presunti progetti di spezzatino – si legge in una nota comune – ribadiscono la loro totale contrarietà al riguardo e la contestuale necessità di difendere il patrimonio industriale e professionale dell’intero perimetro del Gruppo Tim in Italia, della sua Rete, dei suoi asset anche a seguito di eventuali operazioni industriali e societarie che potrebbero determinarsi”. I sindacati ricordano che, in tema di scorporo societario della rete Tlc dell’ex monopolista, non vi è nessun esempio in Europa e pochissimi isolati casi nel mondo.
“Il progetto di societarizzazione della rete che Tim sta avviando deve prevedere il riassorbimento sotto un’unica entità anche di Open Fiber ed il suo mantenimento entro il perimetro del Gruppo per evitare che l’Italia perda un’azienda, la quinta impresa privata del Paese, con una massa critica sufficiente a garantire gli elevati investimenti necessari per l’implementazione della banda Ultra Larga (100 Mbps)”, dicono.
In questo senso la nuova Tim “dovrà garantire scelte di politica industriale coerenti con gli interessi generali del Paese in materia di innovazione, sviluppo digitale e sicurezza delle Reti, dovrà valorizzare, innovare, difendere e sviluppare l’infrastruttura di rete nazionale garantendone l’apertura con una nuova regolamentazione che garantisca le pari opportunità per tutti gli operatori del settore”.
Secondo i sindacati il gruppo, nonostante i colpi subiti in questi ultimi venti anni, “ha ancora oggi enormi potenzialità e, per quanto ci riguarda – evidenziano – ribadiamo con forza la necessità che deve rimanere integro ed in tal senso ci batteremo contro ogni ipotesi, da chiunque provenga, di ‘spezzatino’ del gruppo TIim che comporterebbe innanzi tutto esuberi di migliaia di lavoratori”.
Criticità anche sul fronte 5G. Pur ritenendo importantissimo lo sviluppo digitale del Paese “la gara sulle frequenze del 5G, avvenuta con regole d’asta che hanno causato la sua lievitazione dei prezzi, rischia per l’entità del costo delle frequenze di aggravare la situazione finanziaria di Tim che ha impegnato in proposito ben 2,6 Mld, aumentandone il debito e, privandola delle necessarie risorse per gli investimenti innovativi”.
Slc, Fistel e Uilcom denunciano l’indifferenza del governo. “Il ministro del Lavoro in occasione della firma dell’accordo sulla solidarietà si era impegnato a convocare le OO.SS. di categoria per aprire un tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico sul comparto delle Tlc, sul futuro del Gruppo Tim e della rete in quanto detentore della golden power – ricordano – purtroppo a distanza di 4 mesi non è arrivato nessun riscontro con il rischio che gli accordi sottoscritti non siano sufficienti a scongiurare ulteriori esuberi”.
I sindacati avvieranno una serie di iniziative di mobilitazione a sostegno delle ragioni sopra descritte, a partire da un presidio sotto Palazzo Chigi nella seconda decade di Novembre ed un’eventuale successiva manifestazione nazionale.