Amazon ha annunciato che raddoppierà da 7,5 a 15 dollari l’ora il salario minimo per tutti i dipendenti negli Stati Uniti. Il colosso dello shopping online si avvale di decine di migliaia di addetti alle operazioni di magazzino, trasporto e assistenza clienti, ma i sindacati e molti parlamentari denunciano da sempre paghe sotto il minimo garantito e assenza di tutele. La novità esclude tuttavia gli autisti che lavorano per Amazon Flex, un nuovo servizio per la consegna degli articoli acquistati su Amazon.com e dai negozi della neo-acquisita Whole Foods, perché qui si tratta di collaboratori freelance, non di dipendenti.
La scelta di Amazon è destinata dunque nuovamente a far discutere. Il colosso americano è periodicamente bersaglio di accuse di sfruttamento dei lavoratori, che lamentano di essere costretti a orari estenuanti e sottopagati. L’anno scorso l’azienda è stata colpita da un’ondata di scioperi in occasione del Black Friday: anche in Italia nella sede di Castel San Giovanni (nel piacentino) i lavoratori hanno incrociato le braccia. In Germania la protesta ha toccato tutti e 6 i siti del colosso dell’e-commerce: Bad Hersfeld, Lipsia, Rheinberg, Werne, Graben e Coblenza.
In questi giorni i lavoratori degli impianti tedeschi di Amazon sono tornati sul piede di guerra per il rifiuto del gigante Usa dell’e-commerce di adeguarsi al trattamento previsto per il settore dalla contrattazione collettiva. Da oggi fino a sabato si asterranno dal lavoro duecento addetti dell’impianto di Bad Hersfeld, in Assia, e altri trecento addetti dell’impianto di Lipsia. Nonostante un aumento salariale del 2% accordato a settembre, il sindacato di categoria Verdi lamenta la distanza con quanto previsto dalla contrattazione collettiva.
Negli Stati Uniti, uno studio realizzato dagli analisti finanziari di Bernstein intervistando autisti di Amazon Flex ha rincarato la dose contro il gigante dell’e-commerce svelando che l’azienda pubblicizza una paga oraria tra 18 e 25 dollari per Flex, ma la paga oraria reale è di appena 5-11 dollari perché vanno detratte le spese (per esempio la benzina o i pedaggi di ponti e autostrade). “Molti autisti non si curano di fare un calcolo esatto, ma si rendono conto di essere pagati meno di quanto pubblicizzato e di lavorare molte più ore”, si legge nello studio riportato da Bloomberg.
Amazon ha smentito i risultati dell’indagine sostenendo che non si basa su dati obiettivi e ha confermato che in media un autista di Flex intasca più di 20 dollari l’ora. Bernstein insiste invece sulle pressioni cui sono sottoposti i lavoratori: le consegne fuori tempo massimo possono costare il lavoro e gli autisti sono spinti a premere sull’acceleratore o passare col rosso. Le merci non consegnate vanno riportate in magazzino e il viaggio in questo caso non è pagato. Amazon ha di nuovo smentito, replicando che gli autisti di Flex hanno tempo sufficiente per portare a termine i compiti assegnati in tutta sicurezza e che meno di un quarto dei lavoratori di Flex deve riportare merci non consegnate in magazzino.
Il gigante delle vendite online resta un osservato speciale per la politica Usa: il senatore Democratico Bernie Sanders ha presentato a settembre un disegno di legge che ha chiamato “Stop BEZOS“ (abbreviazione per “Stop Bad Employers by Zeroing Out Subsidies Act”) proponendo di tassare le grandi aziende (con più che 500 dipendenti) che sottopagano i loro dipendenti o collaboratori pesando poi sulle tasche del governo federale che deve dare sussidi a chi non riesce a arrivare alla fine del mese.