L’uccellino di Twitter si (auto)tarpa le ali. In un post sul blog aziendale, la società annuncia di essere pronta a bloccare la pubblicazione dei messaggi nei singoli Paesi, qualora fosse richiesto per motivi legali. “Continuando a crescere a livello internazionale, entriamo in Paesi che hanno idee diverse sui limiti della libertà di espressione – spiega il post – E alcuni sono talmente lontani dalle nostre idee che non riusciremo ad esistere in questi Paesi”.
Twitter non era in grado di cancellare i tweet a livello nazionale ma – prosegue il post – “a partire da oggi, possiamo intervenire per ritirare i contenuti pubblicati dagli utenti di uno specifico Paese, lasciandoli invece a disposizione nel resto del mondo”.
“Non abbiamo ancora fatto ricorso a questa nuova funzionalità – precisa il microblogging – ma se ci fosse presentata la richiesta di ritirare un tweet in uno specifico Paese, informeremo l’utente e indicheremo in modo chiaro quando il messaggio sarà ritirato”.
L’annuncio segue – non a caso – di qualche settimana la visita a Shanghai dal presidente e cofondatore del sito Jack Dorsey che aveva definito la non possibilità di sbarcare nel mercati cinese “spiacevole e deludente”.
Dopo la pubblicazione del post è subito scattata la protesta della blogosfera nei confronti della nuova politica di Twitter: per avere un’idea di come stia montando il dissenso si può seguire l’hashtag #TwitterCensored. E sono molti gli utenti che si coagulano attorno a una forma di protesta – smettere di usare il microblog per un giorno – che domani potrebbe vedere Twitter particolarmente desolato.