E’ profondo rosso per il bitcoin: la criptovaluta più nota ha moltiplicato le perdite nel weekend scivolando fino a 3.475 dollari, secondo i prezzi riportati dalla borsa Bitstamp, mentre a Londra veniva scambiata a 4.000 dollari circa, riporta Bloomberg. Dopo il picco di dicembre 2017 (20.000 dollari), il bitcoin ha perso quasi l’80% del suo valore e chiude una settimana di vendite che ha trascinato anche altre criptovalute, come Ether e XRP.
I dati di CoinDesk confermano il trend negativo: il valore del bitcoin ha segnato -35% la scorsa settimana e -10% durante la giornata di domenica, chiusa a 3.945 dollari ma con uno scivolone nel corso degli scambi a 3.447 dollari, il livello più basso da settembre 2017. La perdita di valore è del 75% per quest’anno, secondo CoinDesk.
Il bitcoin non è nuovo a drastiche fluttuazioni: nel 2011 la moneta virtuale ha subito un crollo del 93% e nel 2013-2015 ha perso l’84% del valore dopo il collasso del mercato di scambio di Tokio, Mt. Gox. In dollari, però, il rosso accumulato nel 2018 è più pesante, stando a CoinMarketCap, che stima per tutte le criptovalute monitorate una perdita di 700 miliardi di dollari di valore di mercato rispetto al momento di massima valutazione.
La caduta libera per il bitcoin è iniziata a metà novembre, quando la valuta digitale è scesa bruscamente sotto i 6.000 dollari. Da allora la quotazione fluttua intorno ai 4.000 dollari, un prezzo che alimenta il trend di vendita perché è il punto più basso cui molti investitori sono disposti ad arrivare prima di disfarsi della criptovaluta.
L’intero comparto dei titoli tecnologici sta vivendo una fase “orso”, che risente di condizioni macroeconomiche deteriorate, e il segmento delle monete virtuali non fa eccezione, ma con una curva negativa esasperata. E mentre qualche ottimista crede ancora in un nuovo rally, la maggior parte dei gestori di fondi è sempre più scettico sugli investimenti in bitcoin &co.
Uno dei maggiori timori che frena il mercato è la cybersicurezza delle borse di scambio e il rischio di manipolazione, cui si lega l’attesa di un intervento regolatorio che getta ulteriore incertezza nel settore, perché da un lato argina i rischi, ma dall’altro potrebbe creare un freno all’innovazione.
“Per far risalire le criptovalute occorrono gli investitori istituzionali”, ha detto Ryan Rabaglia della società di Hong Kong che si occupa di cryptocurrency trading.
La scorsa settimana il regolatore di borsa americano Sec (Securities and Exchange Commission) ha annunciato le prime sanzioni contro i fondatori di criptovalute come parte di una stretta regolatoria che include più responsabilità per chi crea o fa scambio di monete virtuali con lo scopo di arginare frodi e abusi.
Inoltre, i regolatori del dipartimento di Giustizia americano hanno aperto un’indagine per possibile manipolazione di mercato dopo il rally del bitcoin dell’anno scorso, quando la criptovaluta ha sfiorato i 20.000 dollari: l’ipotesi, riporta Bloomberg, è che vi sia stata un’azione dei trader per gonfiare il prezzo attuata tramite tether, una controversa criptomoneta che fissa il suo valore sul dollaro.
Il mese scorso bitcoin ha spento le sue prime dieci candeline: il 31 ottobre del 2008 veniva infatti pubblicato il whitepaper “Bitcoin: un sistema di moneta elettronica peer-to-peer” firmato da Satoshi Nakamoto, pseudonimo dietro cui resta celato l’ideatore.
La popolarità del bitcoin, simbolo dell’era del fintech, è stata accompagnata da una crescente volatilità, frutto di speculazioni e di fortune altalenanti: salutata da alcuni come il futuro della finanza gestita in modalità distribuita e automatizzata e quindi virtualmente più sicura e trasparente, per molti regolatori il bitcoin rappresenta invece un rischio di destabilizzazione dei sistemi finanziari e si presta a utilizzi illeciti, dall’hacking al finanziamento di crimimalità e terrorismo fino alle truffe; le autorità di Cina, Corea del Sud e Stati Uniti hanno intensificato lo scrutinio.
Le manovre delle banche di investimento restano limitate anche perché volumi di scambi importanti per clienti istituzionali richiedono un forte investimento in infrastruttura tecnologica, compresi sistemi per la custodia sicura degli asset. Il bitcoin è inoltre un osservato speciale sul piano dei consumi energetici: il mining con cui viene generata dai supercomputer la valuta digitale richiede intense operazioni di calcolo che usano elettricità in quantità massiccia.
Resta la validità, riconosciuta da analisti e imprese, della sottostante tecnologia blockchain, le cui applicazioni vanno oltre la moneta per arrivare alla gestione in modalità decentrata, automatizzata, veloce e trasparente delle transazioni in una serie di industrie come la logistica e le spedizioni o nei servizi per i cittadini, tra cui la sanità.