Aumentare l’iper-ammortamento per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro al 280%: è quanto prevede un emendamento dei relatori, presentato in occasione dell’esame della legge di bilancio alla Camera che stabilisce un incremento del 180% da sommare all’ammortamento del 100% sui beni ad alta tecnologia già esistente. Con un subemendamento a firma dei 5S, anche il movimento chiede che la percentuale sia rivista ma fissando il tetto al 270%.
Nel Documento programmatico di bilancio che fa da base alla manovra 2019 dove si parla dell’iperammortamento come “Proroga del bonus fiscale sugli ammortamenti connessi agli investimenti in macchinari e attrezzature effettuati nel 2019 per contribuire al rinnovamento del capitale produttivo delle imprese, con alcune modifiche nell’entità”.
Per l’iperammortamento sono previste tre aliquote: 250% per gli investimenti fino a 2,5 milioni; 200% fino a 10 milioni e 150% fino a 20 milioni. Complessivamente si tratta di un taglio del 175% sui beni materiali e al 120% sui beni immateriali.
Per quanto riguarda il superammortamento resta in vigore solo per gli investimenti programmati nel 2018 e scende al 130%.
Proprio sultema Industria 4.0 l’impresa è tornata a pungolare il governo. Il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, in occasione della presentazione dell’Osservatorio sulle competenze, ha auspicato che ci sia “un ravvedimento sulla formazione 4.0”, durante l’iter parlamentare delle Legge di Bilancio, perché “il mondo va in quella direzione e in Giappone sono già al 5.0. Noi siamo in ritardo, anche rispetto alla media europea. Per cui, non investire sulla formazione, che rappresenta il futuro, non ci sembra la strada corretta”.
Nei giorni scorsi il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha inviato Palazzo Chigi a mettere mano alla manovra, riequilibrandola. Perché, ha spiegato Boccia a un convegno di Piccola Industria, con il Pil in calo e l’economia in frenata,” il rischio di una recessione c’è”.
Allarme condiviso anche dal presidente di Piccola Industria di Confindustria Carlo Robiglio. Come imprenditori, ha sottolineato, “siamo equidistanti dai partiti ma non dalla politica, avere una visione di politica industriale è una visione politica. Chiedere di non depotenziare Industria 4.0 e il credito d’imposta per la formazione – ha aggiunto Robiglio – è avere un ruolo politico. È pedagogicamente inaccettabile dare soldi ai giovani per stare a casa invece che finanziare la loro formazione: anche questa è una visione politica”.