“L’Italia recupererà presto il gap sul fronte e-commerce. Ormai la strada è tracciata. E sono le percentuali di crescita, anno su anno a doppia cifra, a raccontarci di un fenomeno in costante evoluzione”. Anche senza conoscere l’autore del virgolettato la veridicità della visione appare più che lucida. Ma se a parlare è la numero uno di Amazon Italia, allora le cose si fanno decisamente più interessanti.
Mariangela Marseglia, a capo della costola italiana e spagnola del colosso dell’e-commerce, è più che convinta delle potenzialità e delle enormi opportunità che il nostro Paese può giocarsi. E a fare da cartina di tornasole sono anche e soprattutto i numeri della stessa Amazon: “Nel solo 2018 abbiamo investito quanto avevamo investito nei 7 anni precedenti, ossia dal debutto di Amazon Italia a fine del 2010. Gli investimenti complessivi hanno raggiunto quota 1,6 miliardi. E di questi la metà, 800 milioni, sono stati messi in campo quest’anno. E anche sul fronte delle assunzioni abbiamo investito molto: nel 2018 si sono aggiunte alla squadra 1.700 persone che hanno portato a 5.200 i dipendenti Amazon. Peraltro stiamo finalizzando il piano di business 2019 e posso anticiparle che di sicuro continueremo ad assumere e a investire.
Marseglia, dunque l’Italia è al giro di boa?
Investimenti e assunzioni da parte delle aziende rappresentano il segnale della crescita. Ed è evidente che si registri un’accelerazione. I dati ci vedono ancora sotto la media Ue – l’e-commerce in Italia vale fra il 6 e il 7% delle vendite retail a fronte di una media Ue di circa il 10% – ma il dato a questo punto del cammino non può che essere interpretato positivamente: il potenziale di sviluppo è grande e dunque il Paese si trova di fronte a un’opportunità. L’e-commerce cresce a doppia cifra in Italia, intorno al 15%. E con questi tassi ogni quattro anni l’e-commerce raddoppia, dunque si colmerà il gap.
Il nostro tessuto economico è però costituito perlopiù da Pmi. Non crede che ciò possa limitare i grandi numeri?
Niente affatto. Già oggi le Pmi su Amazon hanno un grade spazio. Nel 2017 l’export delle oltre 10mila imprese presenti sulla piattaforma Amazon.it si è attestato attorno ai 350 milioni, in crescita di circa il 40%. E ci aspettiamo che per fine 2018 si arrivi a un export di circa 500 milioni. Da quando sono sbarcate sulla piattaforma, le Pmi hanno inoltre generato circa 10mila nuovi posti di lavoro di indotto legati ad attività di e-commerce. Certo ci sono delle criticità, in particolare sul fronte delle piccole imprese ancora da digitalizzare. E in tal senso un intervento delle istituzioni potrebbe facilitare il cammino. Essendo le Pmi il tessuto più vivo dell’economia italiana un’attenzione alla competitività di queste realtà è auspicabile. Peraltro si sta registrando un interesse e una forte crescita di categorie merceologiche quali il food e il fashion, una tipicità del Made in Italy.
Siete diventati operatore postale, avete deciso di fare concorrenza a Poste?
Si sono lette un sacco di storie in questi giorni, persino che andremo a consegnare raccomandate. Abbiamo semplicemente ottemperato a una richiesta di Agcom e registrato alcune delle nostre società in qualità di operatori postali, e continueremo a svolgere il nostro lavoro. E per quanto riguarda Poste ci tengo a specificare che si tratta di un partner per noi molto importante e che continuerà a esserlo anche in futuro.
Capitolo web tax.
Siamo dell’idea che l’Europa debba raggiungere una posizione condivisa e che siano messe a punto regole giuste ed eque. Però vorrei evidenziare che Amazon non è un’azienda paragonabile a gli Ott che generano revenue da servizi immateriali. Noi siamo un’azienda di distribuzione che fa grossi investimenti nei Paesi in cui opera. Quindi non va fatta di tutta l’erba un fascio. Peraltro noi rispettiamo le regole rigidamente, anche perché nel mancato rispetto delle regole avremmo molto da perdere.
A proposito di regole, si sono verificati episodi di scioperi da parte dei lavoratori. Cosa sta succedendo?
Applichiamo i contratti nazionali, ma nella normale dinamica con i sindacati ci sono richieste di ulteriori miglioramenti. I salari dei dipendenti di Amazon sono i più alti del settore della logistica e sono inclusi benefit come gli sconti per gli acquisti su Amazon.it, l’assicurazione sanitaria privata e assistenza medica privata. Amazon offre inoltre opportunità innovative ai propri dipendenti come il programma Career Choice, che copre per quattro anni fino al 95% dei costi della retta e dei libri per corsi di formazione scelti dal personale. La nostra è una politica dalle porte aperte: chiunque può visitare i nostri magazzini e verificare le condizioni di lavoro. Di sicuro non hanno niente a che vedere con alcuni servizi-montature circolati sui media. Siamo molto attenti alla salute del lavoratore, abbiamo persino l’aria condizionata nei magazzini, e glielo dico perché è praticamente un unicum. E poi stiamo lavorando molto anche al tema del gender gap nel digitale.
Che tipo di iniziative?
Come donna sono molto dispiaciuta dal fatto che ci sia una scarsa presenza femminile nel mondo dell’e-commerce. C’è un forte gap in tutto il digitale ed è paradossale, fra l’altro, se si considera che è un settore che continua ad assumere moltissimo. Come Amazon ci siamo focalizzati su due aspetti: in primis stiamo cercando di lavorare sul problema a monte, ossia sulla scarsa formazione. Sono ancora troppo poche le donne che studiano le discipline Stem. Abbiamo lanciato con il Politecnico di Torino e quello di Milano borse di studio per ragazze interessate a formarsi in questo campo. Poi puntiamo a politiche di lavoro flessibili che vengano incontro alle esigenze delle donne: in Amazon si può lavorare da casa oppure organizzarsi al meglio in base agli impegni familiari.