Il problema più grave della musica? La qualità del suono. Lo dice sua maestà Neil Young. L’occasione è la conferenza "D: Dive into Media" sul futuro dell’industria dei media, appena chiusa in California. e che ha ospitato la leggenda rock: "Mi piacerebbe restituire all’arte quella qualità che ho avuto la fortuna di sperimentare negli ultimi 50 anni" ha detto Neil Young precisando che sicuramente la musica in formato mp3 è economica, ma ha perso molto di qualità. "Viviamo nell’era digitale e, sfortunatamente, la nostra musica si sta degradando, non certo migliorando". E’ vero che gli standard digitali si adattano perfettamente all’ascolto su iPod e smartphone, "marestituiscono soltanto una piccola percentuale dei dati presenti nei master di registrazione".
"Non è che il digitale sia peggiore o inferiore: è che semplicemente non rende giustizia all’arte" ha detto Young. "Lo standard Mp3 utilizzato per la gran parte della musica digitale è un algoritmo di compressione la cui qualità audio dipende da una certa quantità di fattori fra cui il bitrate utilizzato per registrare la traccia, la complessità della musica e la qualità dell’encoder. L’algoritmo è stato disegnato per tagliare porzioni di segnale che si ritiene che il pubblico non voglia sentire. Lo standard Aac usato da Apple è sempre basato sull’mp3, ma con effetti dovuti ai canali dedicati alle basse frequenze". Malgrado questo, "il modello economico è tale da imporsi nel mercato. Peccato". E dice che vorrebbe che le folle si organizzassero al grido di "Occupy audio".
La soluzione a cui Young starebbe lavorando è un nuovo hardware in grado di scaricare ogni brano alla più alta risoluzione possibile: per il download servirebbe l’intera nottata.
E chi lo produrrebbe? Young racconta che Steve Jobs si mostrò interessato a un progetto del genere: "Era un pioniere della musica digitale e l’eredità che ci ha lasciato è enorme. Ma quando amdava a casa ascoltava i dischi di vinile. Sono sicuro che se fosse vissuto di più avrebbe realizzato quello che sto cercando di fare ora".
Anche sull’industria discografica Neil Young la pensa da "fuoriclasse". "Non ha fatto il s uo tempo, anzi. Le case discografiche riescono a far mangiare e a spingere gli artisti: una cosa che al momento non vedo succedere con iTunes o Amazon. A me piace la mia casa discografica, per dire. La gente le vede come un modello sorpassato, ma lì dentro ci si trovano molto spesso un sacco di eprsone che ci tengon davvero alla musica: questo qualcosa conta". E allora perché tanti artisti criticano la strategia economica dell’industria? "Questi artisti, allora, potrebbero provare a lavorare in proprio. Nessuno li ha obbligati". La pirateria? Non è una minaccia. "È la nuova radio: è il modo in cui la musica si diffonde".