DISSERVIZI

Nuovo black out informatico per Poste: in 200mila senza pensione

Dopo il caso di giugno la società capitanata da Sarmi torna ad essere protagonista di un tech-disservizio: questa volta il “cervellone” elettronico si è inceppato sugli accrediti delle spettanze sui libretti

Pubblicato il 01 Feb 2012

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"Stamattina in varie parti di Italia circa 200mila pensionati non sono riusciti a riscuotere la pensione in quanto le loro spettanze non sono state accreditate sui libretti postali dal sistema informatico di Poste italiane, come prevede il decreto Monti". E’ quanto denuncia in una nota il segretario generale della Cisl Poste, Mario Petitto.

"In migliaia di uffici – prosegue Petitto – si sono formate lunghe code di cittadini arrabbiati e c’è stata tensione scaricata come sempre sugli incolpevoli lavoratori degli sportelli. Nonostante le costanti rassicurazioni dell’ad, Sarmi che decanta le meraviglie della più grande rete informatica d’Europa, noi come sindacato largamente più rappresentativo dell’azienda, siamo costretti ancora una volta a denunciare le inefficienze del sistema informatico di Poste italiane che tutti i giorni crea qualche problema in migliaia di uffici postali del Paese, con grave danno per i lavoratori che diventano il parafulmine delle ire dei cittadini. Per questo diciamo basta. Nonostante i ripetuti black-out del sistema informatico e i quotidiani rallentamenti delle operazioni di sportello, l’azienda glissa sempre sul problema trovando giustificazioni che non reggono più".

"E’ tempo che qualcuno – conclude – sia esso l’azionista o la magistratura cerchino di fare luce prima che i cittadini clienti abbandonino i nostri servizi, stufi della pessima qualità erogata e dei disagi ormai quotidiani".

Non è la prima volta che il sistema informatico di Poste Italiane va in tilt. Lo scorso giugno per quasi una settimana gli utenti non avevano potuto accedere ai servizi online e di sportello per un black out al server centrale. In quell’occasione erano intervenuti sia l’Agcom sia l’Antitrust che avevano definito il perdurare dell’emergenza "inaccettabile" mentre le associazioni dei consumatori erano scese in campo per chiedere il risarcimento danni tramite procedura di conciliazione. Per fare fronte ai disservizi la socetà aveva tenuto aperti i suoi uffici anche l’oltre l’usuale orario di chiusura.

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