La tanto agognata delibera Agcom sulle regole Ngan ha lasciato tutti con l’amaro in bocca. Su un tema così mission critical non era del resto ipotizzabile un esito molto diverso. Conciliare lo stimolo agli investimenti, la diffusione dell’innovazione e lo sviluppo della concorrenza rimane un’equazione di difficilissima soluzione. Da un lato chi voleva replicare in toto obblighi esistenti, dall’altro chi richiedeva minori vincoli per stimolare gli investimenti. Il risultato è stato l’introduzione di un mix di servizi attivi e passivi, differenziati a seconda del livello concorrenziale.
Una stranezza tutta italiana? In realtà, se guardiamo alle principali esperienze estere, le soluzioni adottate sono sempre frutto di compromessi e ogni paese ha garantito solo parzialmente l’apertura alle reti di nuova generazione. In Italia, il quadro è definito, ma l’attuazione richiede alcuni passaggi critici, come l’identificazione oggettiva delle aree concorrenziali e la definizione dei prezzi (building blocks – unico paese con questa soluzione end to end -, Vula, bitstream). Unbundling fibra formalmente sì, ma subordinato alla fattibilità tecnica (vincolata dall’architettura). Obblighi simmetrici (presenti in Francia, Spagna Portogallo, ma senza orientamento al costo), vectoring (verrà utilizzato in Austria e Belgio dal 2012), risk premium gli altri problemi rimandati. È sufficiente per aprire una nuova fase di investimenti? Nella realtà si assisterà probabilmente ad un avvio con molta cautela. Il ritmo lo detterà ancora una volta l’evoluzione dell’Lte.