Prelievo del 3% per le imprese con ricavi ovunque realizzati non inferiori a 750 milioni e ricavi derivanti da servizi digitali non inferiori a 5,5 milioni. E’ questo il cuore della web tax prevista da uno degli emendamenti alla manovra che il Governo si prepara a depositare in commissione Bilancio del Senato, scrive Il Sole 24 Ore. Per la piena operatività della nuova norma serviranno ancora le regole attuative che Mef, Mise e le autoroty delle comunicazioni, privacy e l’Agid che secondo la bozza dell’emendamento dovrebbero entro 4 mesi dall’entrata in vigore della legge di bilancio.
Nella stesura del provvedimento – ha assicurato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo intervento al Senato, sarà assicurato che si tassino “solo i giganti del web” e in ogni caso senza danneggiare il mercato italiano in espansione. “Il Mise – dicono dall’entourage di Luidi Di Maio – sarà l’argine contro derive anti-web”.
Saranno la pubblicità mirata agli utenti online, la fornitura di beni e servizi venduti su piattaforme digitali e la trasmissione di dati degli utenti e generati dall’utilizzo di un’interfaccia digitale i tre ambiti di applicazione della nuova tassa.
Il prelievo colpisce soltanto il B2B: esclusi quindi servizi come Netflix e Spotify, come invece era stato ventilato nei giorni scorsi. Tra le aziende target potranno esserci Google, Facebook e Amazon sui business relativi alla pubblicità come pure i servizi offerti da Alibaba, Amazon o eBay. Si teme che il prelievo possa però ripercuotersi sulle piccole e medie imprese italiane che vendono, anche oltre confine, prodotti made in Italy.
L’imposta dovrà essere versata entro il mese successivo a ciascun trimestre e alla presentazione della dichiarazione annuale dell’ammontare dei servizi tassabili prestati entro 4 mesi dalla chiusura del periodo d’imposta.