«Sarebbe auspicabile che il nuovo governo riprenda e, laddove necessario, porti a compimento alcuni progetti strategici lanciati dal precedente esecutivo». Antonio Palmieri, deputato del Pdl, e responsabile del partito per i temi dell’innovazione, invita Monti non abbandonare quanto fatto, nonostante comprenda “che in questo momento la priorità è il risanamento”.
L’innovazione può aspettare?
Tutt’altro. Dico che, proprio partendo dagli obiettivi di crescita e risanamento, si può aprire una nuova fase per il Paese che faccia dell’innovazione uno dei pilastri della exit strategy. La crisi, in questo senso, è anche una grandissima opportunità.
Quali i progetti non devono assolutamente essere riposti nel cassetto?
L’ex ministro Brunetta aveva fatto molto per la modernizzazione della pubblica amministrazione. Non solo in termini di iniziative – la Posta elettronica certificata ne è un esempio – ma soprattutto nella direzione di cambio di mentalità: operatori pubblici e utenti si stavano convincendo che la PA potesse diventare efficiente e che questa efficienza potesse – e dovesse – essere continuamente monitorata.
Ha fatto cenno alla Pec. Lo considera un progetto strategico ancora adesso?
La e-mail certificata è un’iniziativa cardine. E la sua forza non sta solo nella velocizzazione della comunicazione tra enti e cittadini o imprese, quanto nel fatto di essere uno strumento “anti digital divide”, facile da utilizzare e perfettamente funzionante anche laddove la banda larga non arriva. La Pec ha tolto l’alibi a chi pensava che la modernizzazione del comparto pubblico potesse realizzarsi solo con la banda larga. Inoltre c’è ancora molto da fare su questo fronte: bisogna battezzare la fase B, quella dell’aggancio dei servizi alla casella di posta. C’è poi tutta la parte relativa alla digitalizzazione del rapporto medico-paziente. Dopo il certificati di malattia online, è ora di lanciare le prescrizioni mediche elettroniche.
L’ex ministro Tremonti le aveva stoppate, per motivi di scarsità di risorse, e rilanciate nelle settimane precedenti la caduta del governo Berlusconi. Non c’è il rischio che questo esecutivo freni di nuovo sul progetto?
Non credo – o almeno me lo auguro – dato che dalle ricette digitali lo stato potrebbe risparmiare 600 milioni di euro ogni anno e dato che la piattaforma (la stessa su cui viaggiano i Web-certificati ndr) è stata in parte già sperimentata. Ovviamente sia l’implementazione della Pec che il lancio delle ricette deve andare di pari passo con l’attuazione delle norme e dei tempi del nuovo Codice dell’amministrazione digitale che rappresenta, in qualche modo, l’agenda digitale della PA italiana.
Ci saranno le risorse per fare quanto da lei auspicato?
Il tema non è tanto la scarsità di risorse quanto un loro efficiente utilizzo. È importante identificare alcuni obiettivi strategici all’interno del Cad a cui destinare i fondi e il governo si deve impegnare prioritariamente a realizzarli.
Il ministro Profumo ha detto che considera le Smart city un’iniziativa prioritaria. È d’accordo?
In linea di principio certamente. Sul terreno pratico, dato che le città intelligenti sono fatte di una miriade di progetti , anche in questo caso sarebbe meglio identificare punti specifici su cui concentrare attenzione e risorse.
Come giudica la decisione di Monti di affidare al Miur di Profumo le deleghe sull’innovazione?
È una scelta che non mi sento di valutare ora. Dico solo che è in controtendenza con quanto fatto dai governi precedenti che avevano designato un vero e proprio ministro per l’Innovazione. Per le valutazioni aspettiamo prima i fatti.