INNOVATION UNION SCOREBOARD

Innovazione, in Italia investimenti sotto la media Ue

Secondo l’Innovation Union Scoreboard la quota di Pil che il nostro Paese destina all’R&S non è allineata con le economie “leader”. Sul podio Svezia, Danimarca e Germania

Pubblicato il 07 Feb 2012

Federica Meta

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L’Italia rimane in ombra in fatto di innovazione nell’Unione europea, mentre la Svezia continua a brillare alla guida di un ristretto numero di Stati membri la cui performance “innovative” sono ben al di sopra della media comunitaria: è quanto emerge dall’Innovation Union Scoreboard (Ius) 2011, la “pagella” della Commissione sull’innovazione presentata oggi a Bruxelles dal vicepresidente responsabile per la Politica industriale, Antonio Tajani, e dalla responsabile per la Ricerca, Maire Geoghegan-Quinn.

La graduatoria divide i paesi dell’eurozona (Ue-17) in quattro gruppi. La Svezia guida la pattuglia di testa, denominata dei “leaders” e formata da Danimarca, Germania e Finlandia, paesi dove si è raggiunto l’obiettivo del 3% del Pil per gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione a fronte di una media Ue che è sotto il 2%. Il secondo gruppo, quello dei “followers”, vede in testa il Belgio seguito da Gran Bretagna, Olanda, Austria, Lussemburgo, Irlanda, Francia, Slovenia, Cipro ed Estonia: tutti paesi con un grado di innovazione “vicino” alla media Ue.

L’Italia guida il terzo gruppo, quello dei ‘”moderate”, che include Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Ungheria, Grecia, Malta, Slovacchia e Poloni. In questo caso, il livello di innovazione è sotto la media Ue.

Al quarto gruppo appartengono invece i “modest” – Romania, Lituania e Lettonia – la cui performance è molto più bassa della media Ue. La graduatoria si basa su 24 indicatori – tra cui gli investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo e la collaborazione pubblico-privato – che insieme formano il cosiddetto Indice quadro dell’innovazione. In Europa, il leader indiscusso è la Svizzera.

Complessivamente, nel 2011, i Paesi Ue hanno registrato progressi in materia di innovazione, tuttavia questi progressi sono in rallentamento tanto che l’Unione non riesce a ridurre il divario che ha con Stati Uniti (3%), Giappone (3,45%) e Corea del Sud (3,36%), soprattutto nel settore privato.

“I risultati di quest’anno sono un chiaro segnale della necessità di compiere maggiori sforzi per potenziare l’innovazione – spiega il commissario all’Industria, Antonio Tajani – Se vogliamo colmare il divario che ci separa dai nostri principali partner economici e superare la crisi attuale dobbiamo rivolgere tutte le nostre attenzioni all’innovazione”.

Riferendosi all’Italia, Tajani ha osservato che "quando ci sono problemi di tipo economico-finanziario la politica deve fare delle scelte: Io credo che la politica italiana, come ha fatto quella europea, deve puntare su investimenti sulla ricerca e l’innovazione", utilizzando anche i fondi comunitari residui. "L’Italia ha fatto qualche passo in avanti nell’ultimo piano per la ricerca che è stato presentato dal precedente Governo – spiega Tajani – Proprio perchè sono convinto che dall’integrazione tra pubblico e privato cresce anche l’innovazione, dirò ai rappresentanti italiani del governo e del mondo industriale quanto sia importante concentrare gli sforzi. Non si può naturalmente intervenire su tutti i settori: la politica deve fare delle scelte e gli investimenti nel settore dell’innovazione e della ricerca aiutano la competitività, aiutano l’internazionalizzazione".

Secondo Tajani gli investimenti in questo settore siano fondamentali per favorire “la competitività e l’internazionalizzazione delle imprese e quindi la crescita”.

“Abbiamo bisogno di sistemi nazionali di ricerca e di innovazione equilibrati e in grado di creare un ambiente che promuova l’innovazione delle imprese – gli fa eco la Geoghegan-Quinn – Vi è urgente bisogno di un’area europea della ricerca in grado di stimolare la competizione, generare più eccellenza ed attrarre e trattenere i migliori talenti a livello globale”.

L’Innovation Scoreboard 2011 sottoline ancora la commissaria “è un messaggio importante ai leader dell’Ue in vista del vertice di marzo perché, nonostante siano stati fatti dei progressi, resta il divario con i leader globali nel campo dell’innovazione”. In tempi di crisi e austerità, ammette “sappiamo quanto sia difficile fare investimenti nella ricerca, ma ci sarà un ritorno e sono centrali per le politiche economiche per la crescita e l’occupazione”.

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