“Huawei ha deciso di terminare il rapporto lavorativo con Wang Waijing, arrestato con il sospetto di avere infranto la legge polacca. Le azioni di cui è imputato non hanno relazione con l’azienda. In accordo con i termini e le condizioni del contratto lavorativo di Huawei, la decisione è stata motivata dal fatto che l’incidente in questione ha portato discredito all’azienda”. Huawei passa all’azione dopo l’arresto del dipendente cinese accusato di spioanggio da parte dell’Agenzia polacca per la sicurezza nazionale.
“Huawei rispetta leggi e normative dei paesi in cui opera e richiede ad ogni dipendente di attenersi a normative e leggi dei paesi in cui lavora”, puntualizza l’azienda finita nel mirino di diversi governi sull’onda del caso Usa.
L’arresto è infatti solo l’ultimo di una serie di azioni che riguardano l’azienda tecnologica. A dicembre la direttrice finanziaria dell’azienda cinese, e figlia del fondatore, è stata arrestata in Canada su richiesta degli Usa, che ne chiedono l’estradizione con l’accusa di avere violato sanzioni Usa legate all’Iran. E dopo Stati Uniti, Australia, Giappone e Regno Unito anche la Norvegia sta valutando la possibilità di vietare all’azienda cinese la realizzazione e l’installazione di nuove infrastrutture per le reti 5G.