La Commissione europea vorrebbe eliminare il potere di veto da parte dei governi dell’Unione sulle iniziative comunitarie di natura fiscale per arrivare finalmente all’approvazione della web tax: in base alle norme attuali, le modifiche sulle tasse devono ottenere l’unanimità dei paesi-membro. Tuttavia, l’iniziativa di Bruxelles trova proprio nel potere di veto il suo primo ostacolo: per eliminare il veto occorre che nessuno eserciti il veto.
Lo scrive oggi Politico.eu sulla base di un documento del braccio esecutivo dell’Unione europea che la testata ha ottenuto in anteprima e in cui si legge che la Commissione chiederà ai leader dell’Ue di considerare un nuovo sistema basato sulla maggioranza qualificata per i voti sulle politiche fiscali. Con tale sistema basterebbero 16 sì su 28 paesi Ue per approvare una norma o una modifica.
Il requisito dell’unanimità ha finora impedito di procedere speditamente su una politica fiscale comunitaria, secondo Bruxelles, nonché sull’approvazione di norme su tematiche cruciali come il cambiamento climatico, l’economia digitale e l’energia. L’anno scorso la web tax europea, dopo l’input dell’esecutivo Ue, è stata più volte discussa in sede Ecofin, ma con un nulla di fatto, tanto da spingere diversi paesi, tra cui Italia e Austria, a procedere con schemi normativi su scala nazionale.
La Commissione ha intenzione di suggerire ai paesi Ue di far uso della cosiddetta clausola passerella del trattato dell’Unione europea che permette cambiamenti nei metodi di voto. Ma attivare tale clausola richiede l’unanimità dei paesi Ue ed è qui che il piano della Commissione potrebbe infrangersi.
Tra i paesi che sostengono l’azione di Bruxelles, scrive Politico.eu, ci sono l’Italia, Francia, Spagna e Portogallo ma contro si sono schierati l’Irlanda, Malta, Svezia e Cipro. “L’Irlanda non supporta alcun cambiamento sul processo decisionale in materia fiscale in Ue”, ha detto un portavoce di Dublino.
La Commissione pensa di proporre un percorso a tappe per questa delicata modifica. La prima fase comporterebbe infatti l’adozione della maggioranza qualificata al posto del requisito dell’unanimità solo per le misure che sono “critiche per combattere gli abusi in materia fiscale”, migliorare la cooperazione amministrativa e introdurre accordi internazionali. In fasi successive la maggioranza qualificata verrebbe adottata a supporto di altri obiettivi della politica Ue come la lotta al cambiamento climatico fino ad essere estesa al completamento del mercato unico digitale anche sul piano fiscale.
Il commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici ha sondato il terreno discutendo del piano in un pranzo con rappresentanti dei diversi paesi Ue la scorsa settimana: per molti, i paesi baltici e nordici saranno il principale scoglio da superare per ottenere il via libera.
Il trattato di Lisbona ha esteso la procedura legislativa ordinaria e il voto a maggioranza qualificata a numerosi settori politici per rendere più efficiente il processo decisionale. Le clausole passerella consentono di discostarsi dalla procedura legislativa prevista inizialmente dai trattati. Esse consentono nel dettaglio e a certe condizioni: di «passare» da una procedura legislativa speciale alla procedura legislativa ordinaria per l’adozione di un atto in un determinato settore;di «passare» da un voto all’unanimità ad un voto a maggioranza qualificata per l’adozione di un atto in un determinato settore. Ma l’attivazione di una clausola passerella dipende sempre da una decisione adottata all’unanimità dal Consiglio dell’Ue o dal Consiglio europeo: in tutti i casi, tutti i paesi dell’Ue devono essere d’accordo prima di attivare una clausola di questo tipo. Inoltre, l’articolo 48 del trattato sull’Unione europea introduce una clausola passerella generale applicabile a tutte le politiche europee.