“In questo difficile contesto economico e con un settore che ha chiuso in declino per il terzo anno consecutivo, serve una politica attiva che riassicuri gli investitori e rafforzi i principi della neutralità tecnologica, della competizione fra infrastrutture e della certezza normativa. Per chi vuole investire nelle reti ad alta velocità, c’è bisogno infatti di un alto livello di prevedibilità”. Lo ha detto il presedente del board dell’Etno, Luigi Gambardella nel corso del workshop Etno, organizzato in collaborazione con la London School of Economics e che ha coinvolto nel dibattito un centinaio di esperti tra membri della Commissione europea, regolatori nazionali e rappresentanti di Stati membri, industria e università.
L’incontro è stata occasione per sottolineare ancora una volta la volontà delle telco europee di perseguire gli obiettivi della Digital Agenda europea e di stimolare l’impegno degli investitori garantendo loro alcuni principi fondamentali.
“Il contributo del mercato al raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda sarà massimizzato attraverso un mix di tecnologie e piattaforme – ha sottolineato Brian Williamson di Plum Consulting, autore del rapporto “Copper pricing and the fibre transition – escaping a cul-de-sac” – Ridurre i prezzi del rame danneggerebbe gli investimenti dei potenziali investitori, ostacolando il raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda e minando la concorrenza”. Abbassare i prezzi di accesso alle infrastrutture, deviando da metodologie consolidate dei costi, influenzerebbe negativamente le aspettative degli investitori sui ritorni a lungo termine dalle reti in fibra.
Etno ha stilato una lista di azioni che permetterebbero di stimolare gli investimenti nelle nuove reti, a cominciare da un approccio tecnologico neutrale, che, “massimizzerebbe la competizione e il potenziale delle diverse piattaforme Nga nei diversi contesti geografici, incluse Ftth/B, Vdsl e Vdsl vectoring, Cable/Docsis 3.0 e la banda larga mobile su Lte”.
Sarebbe poi necessaria una regolamentazione basata sulle reti di accesso di nuova generazione, che tenga conto dell’aumento della pressione competitiva tra piattaforme, che dovrebbe includere “la flessibilità sui prezzi all’ingrosso delle reti in fibra per permettere la differenziazione al dettaglio e per consentire a chi investe di sfruttare la domanda”.
La segmentazione geografica aumenterebbe “gli incentivi a investire da parte di tutti i player e tutelerebbe la scelta dei consumatori”.
Tra le misure volte a colmare il digital divide, l’associazione include “l’apertura di ulteriori risorse di spettro per massimizzare il potenziale della banda larga mobile e wireless nelle aree remote e l’uso di fondi pubblici in quelle aree dove gli investimenti privati non sono sostenibili”. Infine le politiche di incremento della domanda dei consumatori che dovrebbero includere la rimozione delle barriere allo sviluppo dei servizi di eGovernemnt, eLearning, eEnergy, eHealth e l’accelerazione della realizzazione del mercato unico per i contenuti e i servizi digitali.