Class action contro Oracle. Una delle più grandi società della Silicon Valley è accusata da oltre 4.200 lavoratrici di discriminare le donne, pagandole sistematicamente meno: in media 13 mila dollari all’anno rispetto ai colleghi uomini che svolgono mansioni simili.
Un’analisi delle buste paga ha evidenziato “un livello straordinariamente alto” di differenze, secondo l’accusa: le donne, a parità di lavoro, hanno in media il 3,8% in meno nello stipendio base, il 13,2% meno in bonus e il 33,1% in azioni.
L’avvocato delle querelanti, Jim Finberg, che ha intentato una causa simile contro Google, sostiene che “le donne vengono pagate meno in tutti i settori”. “Sono alcune delle statistiche più forti che abbia mai visto, numeri incredibilmente alti”, aggiunge.
Le enormi differenze negli stipendi base, nei bonus e negli stock non sono giustificate da “validi motivi di lavoro”, si legge nella denuncia, che sottolinea che le disparità esistono anche per le donne e gli uomini con gli stessi punteggi di valutazione delle prestazioni, nelle stesse categorie di lavoro.
La causa nei confronti di Oracle arriva in un momento molto delicato per i giganti dell’hi-tech americano, tra accuse di discriminazione razziale, molestie sessuali, disparità di retribuzione e lavoro forzato.
L’azienda fondata nel 1977 da Larry Ellison (ora uno degli uomini più ricchi al mondo), Bob Miner, Ed Oates e Bruce Scott, è uno dei giganti della vallata hi-tech, produttrice di software per le informazioni.