Utilizzare le nuove tecnologie per elaborare modelli innovativi di insegnamento e apprendimento in una logica di inclusione sociale. E’ l’obiettivo del progetto quadriennale “La città educante”, promosso da Almaviva e Rai e cofinanziato da Miur, finalizzato a sfruttare il digitale per dare vita a nuovi paradigmi di formazione e mettere a punto metodi e approcci originali per formare cittadini più consapevoli, superando i limiti fisici o temporali.
Avviato nel 2014, il progetto fa parte del cluster “Tecnologie per le Smart Communities”, e sotto il coordinamento di Almaviva ha coinvolto la Raiper la produzione di contenuti audiovisivi e i dipartimenti del Cnr di Ingegneria, Ict e Tecnologie per l’Energia e i Trasporti (Diitet) e di Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale (Dsu). Del partenariato hanno fatto parte anche la Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi, le Università degli studi di Modena e Reggio (Unimore) e di Trento (UniTrento) e un’associazione temporanea d’impresa coordinata da NetResults.
Coinvolti dal progetto bambini, ragazzi, adulti e anziani come soggetti di life-long-learning, insegnanti, dirigenti scolastici, coordinatori pedagogici e professionisti Ict. Dall’esperienza di “la città educante” è inoltre nato un libro, “La Città Educante – Metodologie e tecnologie innovative a servizio delle Smart Communities” (Liguori Editore).
“Il significato ultimo di Città educante rimanda alla bella immagine evocata dal Presidente della Repubblica quando, nel recente messaggio di fine anno, ha sottolineato l’importanza di un Paese che sappia cucire e ricucire – afferma Alberto Tripi, presidente di Almaviva – Le risorse dell’innovazione e della conoscenza possono essere un contributo prezioso a ‘cucire’ comunità responsabili, solidali e intelligenti”.
Tra i progetti realizzati grazie al sostegno delle tecnologie digitali ci sono l’orto tecnologico nelle scuole dell’infanzia e primarie di Reggio Emilia, la sperimentazione del “sistema d’aula” per la trasmissione e registrazione delle lezioni presso la scuola dell’infanzia comunale Rosa Agazzi di Pisa, ma anche percorsi interattivi supportati dall’Ict per la comprensione della matematica attraverso il problem solving nelle scuole di Torino, o l’applicazione di strumenti per favorire l’apprendimento e contrastare l’abbandono nei primi anni di studio accademico presso l’Università di Trento. Poi l’uso di giochi digitali per l’acquisizione di abilità di base nella scuola primaria, e l’uso della tecnologia per favorire un invecchiamento attivo, fino ai sistemi didattico-tecnologici per il potenziamento cognitivo di bambini con disabilità intellettiva e autismo.
Il progetto si è sviluppato su tre aree tematiche: scuola-educazione, società (per sviluppare nuove connessioni tra scuola, aziende e territorio) e tecnologia (sviluppo di nuove piattaforme, servizi e applicazioni IT). Gli obiettivi, declinati per 4 fasce di età, dai tre anni al “long life learning”, sono stati nello specifico di colmare il gap informatico nelle istituzioni dedicate all’istruzione e all’educazione, elaborare nuovi modelli di apprendimento, sviluppare nuove piattaforme, servizi e applicazioni Ict per la città educante, creare, fruire e condividere i contenuti del nuovo ambiente di istruzione e mettere a disposizione della scuola di ogni grado i nuovi processi di insegnamento/apprendimento e le relative tecnologie sviluppate per favorire il cambiamento.