“Il governo è favorevole alla creazione di una rete fissa unica, che nascerebbe da una fusione tra le reti di Tim e Open Fiber”. Lo ha detto dal palco del Forum di Davos, in un’intervista a Reuters, il ministro dell’Economia Giovanni Tria. “Certamente una rete unica porterebbe efficienza al sistema e da questo punto di vista il governo penso che debba guardare con favore a un’evoluzione in quella direzione – ha detto Tria – ma si tratta di scelte che devono fare poi nella loro autonomia società private e quotate”.
Il ministro ha dunque ribadito quanto già dichiarato dal ministro Luigi Di Maio a novembre scorso che però auspicava una chiusura del dossier già entro la fine del 2018: “Stiamo lavorando per creare le condizioni affinché si crei un unico player italiano che permetta la diffusione per tutti i cittadini di internet e banda larga”, diceva Di Maio ospite a “Non è L’Arena” su La7 puntualizzando che “non c’è nessuna volontà di fare espropri proletari”. Il ministro aveva annunciato l’avvio del dialogo con tutti (riferendosi agli stakeholder coinvolti, ndr) e “pensando ai posti di lavoro”. “Credo che entro la fine dell’anno il dossier Tim vada chiuso”, annunciava senza però fare i conti con il caos governance in casa Tim. E qualche giorno dopo, ai primi di dicembre, Di Maio ribadiva all’agenzia Ansa che “nell’epoca delle autostrade digitali come quelle materiali lo Stato deve essere protagonista, se si può aver un player unico per tutti i cittadini siamo ancora più contenti, ma deciderà Tim”.
Dopo il “niet” di Agcom al piano Netco presentato dall’ex Ad Amos Genish l’opzione fusione Tim-Open Fiber è quella che riscuote il maggior plauso dal mercato e dagli analisti finanziari. E sull’onda del rafforzamento di questa ipotesi il titolo Tim, in picchiata da giorni, oggi ha recuperato tornando a crescere. Dopo aver toccato nuovi minimi a 0,433 euro, le quotazioni hanno invertito la rotta fino al +l’1% a 0,446 euro.