A un mese da un rarissimo taglio delle guidance, per la prima volta in oltre 10 anni il trimestre che comprende il periodo dello shopping natalizio per Apple è finito con utili e ricavi in calo. I conti sono però risultati migliori del previsto, cosa che ha sostenuto il titolo nel dopo mercato a Wall Street (quasi +6%). Il gruppo ha comunque premiato i soci con un dividendo di 0,73 dollari ad azione, che verrà pagato il 14 febbraio a chi risulterà azionista tre giorni prima.
La combinazione di vendite deboli degli iPhone (di cui Apple non comunica più i pezzi comprati dai consumatori) e l’indebolimento dell’economia cinese hanno pesato sui risultati finanziari dei tre mesi finiti il 29 dicembre 2018.
Apple chiude dunque il primo trimestre dell’esercizio fiscale con un utile netto di 19,97 miliardi di dollari, o 4,18 dollari per azione, sopra i 4,17 dollari attesi dagli analisti. I ricavi si sono attestati a 84,3 miliardi di dollari, in calo del 5% ma oltre gli 83,79 miliardi previsti dal mercato.
Del totale, il 62% è stato generato al di fuori degli Stati Uniti. In particolare, le vendite di iPhone sono calate del 15% annuo a 51,98 miliardi contro un consenso per 52,8 miliardi. Secondo l’azienda, la colpa è stata di un dollaro forte e di un calo degli incentivi forniti dagli operatori telefonici. I ricavi dei servizi sono saliti del 19% a 10,9 miliardi, un nuovo record appena superiore alle stime del mercato; il business composto da App Store, AppleCare, Apple Pay, Apple Music e Cloud Services è sulla strada giusta per centrare l’obiettivo pari a 50 miliardi di dollari di ricavi entro il 2020.
Il fatturato generato dall’iPad è cresciuto del 17% a 6,73 miliardi e quello legato ai computer Mac è salito del 9% a 7,42 miliardi, in ambo i casi grazie all’aumento dei prezzi; quello della categoria di cui fanno parte dispositivi indossabili come l’Apple Watch, le casse e gli accessori è aumentato del 333% a 7,3 miliardi. Per la prima volta, il gruppo ha comunicato separatamente i margini lordi legati all’hardware (34,3%) e ai servizi (62,8%); quelli di gruppo sono rimasti al 38%, in linea con la fine 2017.
A livello geografico, le Americhe restano il mercato di riferimento con ricavi trimestrali che hanno sfiorato i 37 miliardi di dollari contro i quasi 35,2 miliardi di fine 2017. In Europa c’è stato un lieve calo del fatturato (a 20,36 miliardi da 21 miliardi) come in Giappone (a 6,9 miliardi da 7,23 miliardi) mentre nella Greater China le vendite hanno subito un -27% a 13,17 miliardi.
Durante la call di presentazione dei risultati, il Ceo Tim Cook ha voluto sottolineare i risultati positivi messi comunque a segno nella regione che comprende Cina, Hong Kong e Taiwan come la crescita del 50% delle attività legate ai dispositivi indossabili.
“I fattori macroeconomici vanno e vengono ma vediamo un grande slancio nelle cose che possiamo continuare a controllare”, ha detto Cook.
Più cauto il Cfo Luca Maestri, spiegando che il rallentamento della Cina ha colto Apple di sorpresa e che le condizioni economiche di quel Paese continuano a rappresentare una sfida per l’azienda. Per il trimestre in corso, il suo secondo dell’esercizio fiscale 2019, Apple prevede di mettere a segno ricavi tra i 55 miliardi e i 59 miliardi di dollari; le previsioni del mercato erano di 59 miliardi, lontano dai 64 miliardi che gli analisti avevano calcolato solo a fine 2018 prima del taglio inatteso delle guidance con cui si è aperto il 2019.
I margini lordi sono visti tra il 37% e il 38% e le spese operative a 8,5-8,6 miliardi. Cook resta ottimista: i dispositivi installati attivi hanno raggiunto quota 1,4 miliardi nel primo trimestre fiscale, un record. E per il 2019 il ceo ha garantito: “Apple fa innovazione come nessuna altra azienda al mondo e non stiamo tagliando il piede dal pedale dell’acceleratore”. In attesa dei conti, arrivati a mercati Usa chiusi, il titolo ha perso l’1% a 154,68 dollari. Nel dopo mercato ha raggiunto i 163,45 dollari. Da inizio 2019 ha perso quasi il 2%, dalla precedente trimestrale il 30% e negli ultimi 12 mesi quasi l’8%. La capitalizzazione è a quota 734 miliardi di dollari; solo lo scorso agosto aveva conquistato i mille miliardi di dollari.