Una risoluzione equivalente a quella dell’occhio umano. La start-up finlandese Varjo ha lanciato il suo primo visore per la realtà virtuale (VR) e promette di dare finalmente la spinta a un mercato ancora tutto da farsi nonostante le stime ottimistiche degli anni scorsi. I numeri, infatti, parlano di un mercato che sta sì crescendo ma non ai ritmi attesi. Per quattro trimestri consecutivi si è marciato ad un ritmo al ribasso e anche se il terzo quarter del 2018 ha registrato un leggero rimbalzo è ancora presto che cantare vittoria, sostengono gli analisti di Idc.
Dispositivi troppo ingombranti, prezzi elevati e incompatibilità fra piattaforme i principali ostacoli sul cammino dell’era mainstream. Certo, i visori di Varjo non potranno aiutare il mercato consumer considerato che il prezzo di lancio ammonta a 6mila dollari, per l’esattezza 5.995. Ma Vayo punta a conquistarsi un’ampia fetta del mercato business e in particolare mercato verticali quali quello dell’architettura, dell’edilizia, dell’ingegneria nonché dell’industry e anche dell’automotive. L’azienda ha già infatti collaborato con aziende del calibro di Airbus, Audi e Volkswagen.
Il Varjo VR-1 – questo il nome del visore – ha una risoluzione di oltre 60 pixel per grado, 20 volte superiore – sostiene l’azienda- a quella degli attuali dispositivi sul mercato al punto da essere pressoché equivalente alla risoluzione “occhio umano”. Il dispositivo è inoltre dotato di funzionalità avanzate di eye-tracking che potrebbero, ad esempio, consentire ai piloti di simulare scene in volo.
La startup che ha sede a Helsinki ha raccolto fondi per 46 milioni di dollari per la nuova “creatura”. L’ultimo round di finanziamento è stato guidato dalla società di venture capital londinese Atomico e ha incluso un investimento dal produttore tedesco Siemens. Varjo ha già annunciato che introdurrà componenti di mixed reality all’interno del dispositivo entro fine 2019.