Eolo rilancia rilancia e scommette su Pmi e professionisti: l’operatore italiano del fixed-wireless ultra-broadband lancia una nuova Business Unit dedicata appunto a piccole e medie imprese. A delineare la strategia Alessandro Favole, Head of Direct & Indirect Sales di Eolo.
Eolo continua a crescere, secondo quali driver?
Sono stati due gli elementi che hanno trainato i conti. Il primo è l’affermazione del servizio a 100 Mega, lanciato un anno fa ed oggi già operativo in 67 province, che ha determinato il significativo aumento delle linee attive. La più ampia disponibilità di accesso alla rete, unita a prestazioni dei servizi sempre più elevate rispetto a quelle offerte dagli operatori presenti sul mercato, ha determinato una crescita della base clienti che oggi registra oltre 350 mila linee fisse ad abbonamento attive, in aumento di oltre il 30,5% rispetto allo scorso anno. Il servizio a 100 mega è strategico per una rete, come è la nostra, unica al mondo per dimensione.
Il secondo elemento di crescita?
Riguarda la trasformazione delle modalità di consumo video. Servizi di video streaming rappresentano una spinta cruciale alla domanda di banda ultralarga. La diffusione di Netflix e Dazn sta portando i clienti che vivono in aree in speed divide a cercare soluzioni migliori e alternative rispetto a quelle erogate da altri provider. Eolo risponde a queste esigenze. Tanto per far capire la portata del fenomeno, basta sapere che il 50% dei nostri utenti utilizza una qualche soluzione di video streaming.
Come si inserisce il “battesimo” della nuova business unit dedicata alle Pmi nella vostra strategia?
Il nostro obiettivo è far crescere in territori, supportando la digital transformation delle imprese. Eolo ha già un canale di vendita wholesale che lavora in collaborazione con partner, come i system integrator, che usano la nostra connettività per erogare servizi al cliente finale. Attualmente abbiamo 45mila clienti business su un totale di 350mila. Ora facciamo un salto di qualità strutturando una unit ad hoc. La nuova BU capitalizza ed eredita l’expertise di molti dei professionisti che lavorano da tempo in azienda e si posiziona come un facilitatore di business, un enabler che contribuisce a portare il progresso anche in aree finora remote e non servite.
Sul fronte dei conti avete stimato un impatto della nuova BU?
Il lancio della nuova Business Unit rientra perfettamente all’interno del nostro percorso di crescita: nei prossimi tre anni punta a raddoppiare i ricavi totali, passando dai 100 milioni attuali a 200 milioni. In questo contesto, il mondo del Business aziendale, composto dalla nuova BU e da Wholesale ha l’obiettivo di passare da 39 a 78 milioni di euro di fatturato.
Sono previste assunzioni?
Nell’ultimo anno Eolo ha assunto oltre 100 persone e continueremo con l’inserimento di nuove risorse anche nel 2019, soprattutto in ambito commerciale, tecnico e di assistenza. Prevediamo infatti la creazione di aree specifiche per le diverse fasi del servizio: dalla prevendita e progettazione alla funzione di project e service management, oltre che la rete commerciale. La BU quindi prevede la presenza di persone dedicate alla gestione End-to-End, per una struttura in grado di “accompagnare” il cliente durante tutta la “customer life cycle”, dalla fase di prevendita a quella di post vendita. Al fianco del customer service, sarà presente anche una struttura di project management che cura il delivery del servizio e una struttura di service management, che si occupa del contatto di caring tra clienti finali e l’azienda, garantendo inoltre la capacità di progettare soluzioni tailor made, dedicate e flessibili, per rendere facilmente applicabili i progetti più complessi anche per le piccole e medie imprese.
In Italia persiste il problema della carenza di competenze ad alto valore aggiunto. Eolo riesce a trovare personale adeguato alle sue esigenze?
Con qualche difficoltà ma le troviamo: siamo un’azienda che opera in Lombardia e Milano tende a fagocitare in qualche modo la forza lavoro, così come la Svizzera che è a due passi. L’azienda ha lanciato EOLO Factory per formare ed inserire giovani talenti.
Si parla molto di digital divide ma meno di speed divide. Quanto impatta sulla crescita del sistema Paese?
Impatta moltissimo. Nel Paese rimane troppo ampio il gap tra chi ha effettivamente accesso a una buona banda larga aziendale e chi invece ha una connessione lenta, poco funzionale o addirittura non ha accesso alla rete. Secondo l’osservatorio AgCom 4/2018, ad esempio, gli abbonamenti Ftth sono ancora appena il 3,7%. Un dato che si inserisce nel quadro più generale tracciato recentemente dall’Ocse che, nello studio “How’s Life in Digital Age”, inserisce l’Italia al quartultimo posto nel ranking dei Paesi per utilizzo di Internet. Un utilizzo basso, inferiore a quasi tutti gli altri, pari al 73% rispetto a una media dell’83%. Con 5.900 comuni coperti in 17 regioni, l’utilizzo della soluzione tecnologica Fwa su frequenze licenziate, oltre 2.500 Bts e oltre 8.000 km di fibra ottica attivi, la rete Eolo viene incontro alle problematiche che le aziende che operano in Italia incontrano ogni giorno, facendosi promotore di una democratizzazione dell’Internet e del diritto alla connessione.