#metech: Abbiamo scelto questo hashtag per celebrare l’8 marzo. E ci piacerebbe che diventasse il simbolo di una nuova rivoluzione femminile declinata nel nome dell’innovazione, quella tecnologica, che alle donne di oggi, e soprattutto a quelle di domani, può offrire opportunità come mai prima nella storia.
Colmare il gender gap non sarà facile. Ma le sfide non sono mai semplici. E solo affrontandole si può cambiare il corso degli eventi. Il movimento #metoo, esploso nel 2018, ne è un esempio. La vicenda che ha innescato la miccia – il caso Weinstein – al di là dei giudizi morali e delle questioni giudiziarie, ha provocato un innegabile spartiacque. A cinquanta anni esatti dal 1968 le donne sono tornate a far sentire forte la propria voce, e complice il potere virale dei social network hanno provocato un punto di rottura, da molti considerato un punto di non ritorno. Ancora una volta però sono state le discriminazioni e la violenza a tenere banco. Ci piacerebbe, ora, assistere alla nascita di un nuovo Movimento. A un’onda positiva, a un 8 marzo di nuova generazione. Ed è dal digitale che si può ripartire per innescare un’altra miccia, per accendere un fuoco che non bruci ma sia “carburante” di crescita, sviluppo, inclusione.
Sono molte le iniziative, a livello mondiale, che puntano ad abbattere il gender gap attraverso le competenze digitali. La tecnologia, finora terreno di gioco “maschile” rappresenta la chiave per uscire dall’ombra e anche per imprimere un colpo di reni anche all’annosa questione del paygap, mai affrontata seriamente. I posti di lavoro vacanti nel digitale sono migliaia. E ci sono aziende disposte a pagare oro pur di dotarsi di risorse preziose perché difficili da reperire sul mercato. Fra quelle più ricercate ci sono gli esperti di cybersecurity, di big data analysis, di intelligenza artificiale. E altre se ne aggiungeranno di pari passo con l’evoluzione tecnologica.
L’occasione è più che ghiotta e le donne non possono e non devono farsela sfuggire. Anche perché fra le competenze considerate sempre più importanti e promettenti nell’ambito delle professioni del futuro, al fianco di quelle meramente “tecnologiche”, ce ne sono alcune in cui le donne hanno già dimostrato di avere un passo in più: creatività, problem-solving, empatia, negoziazione e persuasione. Sono molti gli studi che avvalorano la tesi e che, nero su bianco, considerano i profili “femminili” più adatti di quelli maschili in diversi ambiti tecnologici, in primis quello dell’intelligenza artificiale in cui l’EQ, il quoziente “emotivo” è considerato più performante del “tradizionale” IQ, il quoziente “intellettivo”.
Insomma, la partita è tutta da giocare. Ci piacerebbe che fossero i rappresentanti delle istituzioni a farsi promotori del #metech, e che le associazioni nate in rappresentanza delle “tech women” – molte anche in Italia – facessero squadra per farsi portatrici di istanze e soprattutto di progetti concreti. Le “quote rosa” non bastano. E ci piacerebbe altrettanto che il #metech si innescasse dal “basso”, perché anche la montagna può e deve andare a Maometto se necessario. Alle donne e soprattutto alle ragazze di oggi auguriamo un futuro sempre più digitale. È tempo di #metech.