Apple, numero uno di mercato negli smartphone, continua a infilare profitti e vendite record che l’hanno resa l’azienda col più grande valore su tutte le borse mondiali. Ma l’industria del mobile che ha abilmente conquistato in appena cinque anni continua a cambiare a ritmi rapidissimi e il successo di Apple non può considerarsi garantito nel prossimo futuro.
A differenza degli Stati Uniti, dove i concorrenti non riescono facilmente a vendere telefoni simili all’iPhone a prezzi più bassi del prodotto della Mela, in Gran Bretagna, l’iPhone 4S costa almeno 170 sterline più del Samsung Galaxy S II con un contratto di due anni con l’operatore O2. In Germania, insieme al carrier T-Mobile, lo smartphone Samsung costa circa 80 euro, contro i 130 di quello Apple. Al prodotto della Mela resta naturalmente un valore aggiunto: l’immagine o lo status symbol che i modelli dei concorrenti di solito non hanno.
Questo valore di immagine nasce dal fatto che Apple è stata la progenitrice degli attuali smartphone ai quali ha fornito un solido software, un’interfaccia utente intuitiva, un ricco universo di (redditizie) applicazioni. Del resto chi si muove per primo su un nuovo promettente mercato ha un innegabile vantaggio. Che però non è scontato mantenere per sempre.
I principali rivali di Apple – Samsung e tutti gli altri vendor di cellulari che usano il sistema operativo Android di Google, come la taiwanese Htc o le cinesi Huawei e Zte – producono smartphone che costano molto meno. Per ora, nota T. Michael Walkley, analista di Canaccord Genuity a Minneapolis sentito dall’International Herald Tribune, la linea degli iPhone continua a “tirare” e Apple dovrebbe essere in grado di preservare la leadership sulle concorrenti nel 2012. “Lo stesso non è possibile dire per i prossimi cinque anni: Apple resterà la prima del mercato?”, aggiunge Walkley. “Difficile fare previsioni in un settore così dinamico”.
L’analista stima che Apple abbia catturato il 52% di tutti gli utili dell’industria degli smartphone nel 2011, e quest’anno salirà al 60% del totale. E c’è da scommettere che, previsioni e analisi a parte, Cupertino farà di tutto per preservare il predominio. Timothy D. Cook, il chief executive di Apple, ha dichiarato a una conferenza di investirori di Goldman Sachs questo mese che la sua azienda “non riposerà sugli allori” dopo un quarto trimestre record, in cui ha venduto 37 milioni di iPhone — 17 milioni più di quanti ne abbia mai venduti in un trimestre.
Perciò Cook non si è fatto prendere dall’entusiasmo e ha definito il risultato “abbastanza buono”: “Per come la vedo io – ha detto – 37 milioni di smartphone lo scorso trimestre significano il 24% del mercato totale. E quindi tre persone su quattro hanno comprato un prodotto concorrente”. Apple ha tutte le intenzioni di correggere il dato a suo favore.
Ma nel tempo, potrebbe essere proprio il grande successo dell’iPhone a minacciarne la leadership: quando ce l’avranno tutti, non varrà più molto come status symbol. “Oggi tutti i teenager vogliono l’iPhone”, nota Walkley. “Il pericolo è che Apple diventi così mainstream che i consumatori cominceranno a cercare qualcosa di diverso”. Ed è proprio quello che sperano i concorrenti, aggiunge Mark Newman, direttore della ricerca mobile di Informa Telecoms and Media. Per questo Apple è costretta a innovare sempre.
“L’obiettivo di Apple è difendere il suo posizionamento sulla fascia alta del mercato, un compito che si sta rivelando sempre più difficile anno dopo anno”, afferma Newman. “I rivali, come il Galaxy di Samsung, cominciano a colmare la distanza. Inevitabilmente la pressione sui margini aumenterà”.
Intanto ad aumentare è anche la concorrenza dei modelli a basso costo: entro il 2016, più della metà di tutti gli smartphone venduti costerà meno di 300 dollari, secondo Informa. Per fare un confronto, lo scorso anno l’81% (la maggior parte iPhone) costava più di quella cifra. Ancora, nel 2016, il 24% degli smartphone costerà meno di 200 dollari. Se ne avvantaggeranno produttori come Huawei, che l’anno scorso ha venduto 20 milioni di smartphone, contro i 3,1 milioni del 2010, metà in Cina, a un prezzo compreso tra 150 e 200 dollari, ma molti anche negli Stati Uniti, che già sono il suo maggiore mercato estero.