La piattaforma musicale Spotify ha presentato alla Commissione europea una denuncia contro Apple accusando il colosso di Cupertino di ostacolare intenzionalmente i servizi concorrenti per difendere la propria offerta e, in particolare, Apple Music. Lo ha annunciato lo stesso fondatore e Ceo di Spotify, Daniel Ek, sul sito dell’azienda nata in Svezia nel 2006 e oggi big mondiale dello streaming di musica.
“Sono fermamente convinto che aziende come la nostra debbano operare in un ecosistema in cui la concorrenza leale non solo è incoraggiata, ma garantita”, scrive Ek. “Per questo, dopo attenta valutazione, Spotify ha presentato una denuncia contro Apple alla Commissione europea, l’ente regolatorio responsabile di preservare una concorrenza leale e evitare le discriminazioni. Negli scorsi anni – prosegue Ek – Apple ha introdotto regole nell’App Store che intenzionalmente limitano la scelta e ostacolano l’innovazione a spese dell’esperienza utente, agendo di fatto sia da operatore che da arbitro per danneggiare deliberatamente gli altri sviluppatori di app. Dopo aver provato, senza successo, di risolvere i problemi direttamente con Apple, chiediamo ora alla Commissione europea di intervenire per assicurare la concorrenza leale”.
Ek denuncia il ruolo di “gateway” di Apple, una sorta di passaggio obbligato che regola e gestisce gli accessi ai servizi Internet. Apple, spiega il fondatore di Spotify, è sia proprietaria della piattaforma iOs e dell’App Store sia un concorrente di servizi come Spotify. Questo non è un problema, dice Ek, ma nel caso di Apple lo diventa perché Cupertino “continua a concedere a se stessa vantaggi sleali”.
Ek porta alcuni esempi. Apple esige che Spotify e altri servizi digitali paghino una quota del 30% sugli acquisti fatti tramite il sistema di pagamenti di Apple, incluso l’upgrade dal servizio gratuito a quello premium di Spotify. “Se pagassimo questa tassa, dovremmo artificialmente gonfiare il prezzo dell’abbonamento e Spotify Premium costerebbe più di Apple Music. Non lo possiamo fare, perché vogliamo mantenere un prezzo competitivo per i nostri clienti”.
In alternativa, se Spotify sceglie di non usare il sistema di pagamento di Apple per aggirare la “tassa” del 30%, Apple allora applica una serie di restrizioni tecniche che rendono meno accattivante l’esperienza su Spotify, denuncia Ek. “Per esempio limitano la nostra comunicazione con i clienti. In alcuni casi non abbiamo potuto mandare email ai nostri clienti che usano anche Apple”, scrive il numero uno di Spotify. ”Apple inoltre blocca sistematicamente i nostri aggiornamenti che migliorano la user experience”. Nel tempo, questo comportamento, afferma Ek, ha escluso Spotify e altri concorrenti dai servizi Apple come Siri, HomePod e Apple Watch.
“Non vogliamo trattamenti speciali, ma vogliamo che tutti siano trattati in modo uguale”, conclude Ek. “Vogliamo essere come tutte le app sull’App Store, da Uber a Deliveroo, che non subiscono la tassa di Apple e quindi le stesse limitazioni”.
Nella denuncia alla Commissione Ue Spotify chiede di garantire competizione ad armi pari sull’App Store per tutte le app, inclusa Apple Music: la app di Apple sul suo negozio di applicazioni deve essere uguale ai concorrenti. Spotify chiede anche che i consumatori abbiano vera scelta tra i i sistemi di pagamento e non siano costretti a usarne uno di preferenza, mentre le alternative subiscono condizioni discriminatorie. Infine, “gli app store non dovrebbero poter controllare le comunicazioni tra i fornitori dei servizi e gli utenti: no alle sleali restrizioni su marketing e offerte che beneficiano i consumatori”.
Le condizioni dell’App Store sono state definite discriminatorie anche da altri provider. A gennaio Netflix ha annunciato che non supporterà più per i nuovi clienti l’opzione di billing via iTunes per la sua iPhone app. L’associazione tra la app e il sistema di pagamento di Apple costa fino al 30% di commissione, ha spiegato Netflix: un balzello troppo pesante per un servizio da poco più di 10 dollari al mese.