“Il mobile ha cambiato le nostre vite: il modo in cui comunichiamo, creiamo, consumiamo; il modo in cui effettuiamo transazioni e interagiamo. Questo percorso di trasformazione continuerà nel futuro: dobbiamo essere pronti”. Ha esordito così Neelie Kroes, vice-presidente della Commissione europea, responsabile per la Digital Agenda, nel suo discorso pronunciato ieri al Mobile world congress di Barcellona. Un discorso intitolato non a caso “Giving Europe a mobile broadband boost”: il centro del ragionamento è proprio l’alto potenziale di crescita offerto dalla banda larga mobile all’economia e alla società europee.
Oggi questa industria, secondo la Kroes, ha fiducia a sufficienza per investire e gli incentivi per innovare. Anzi, l’Europa ha già investito molto nella tecnologia mobile di terza generazione e il commissario all’Agenda digitale si dice speranzosa per il futuro; tuttavia l’Europa non tiene il passo con Stati Uniti, Asia, America Latina. “Dobbiamo anche evitare che la crisi dell’euro mini i nostri investimenti futuri”, aggiunge la Kroes. “La Digital Agenda ha fissato obiettivi molto precisi sull’accesso in banda larga: il mobile aiuta a raggiungerli. Le soluzioni wireless sono già essenziali per portare la banda larga di base alle aree rurali dove il fisso non è un’opzione. Ma oltre a questo, voglio che ogni europeo abbia copertura a 30 Megabit entro il 2020: ed è qui che le reti mobili di nuova generazione svolgeranno un ruolo fondamentale. Già oggi in alcuni posti il 4G offre queste velocità”.
La Kroes vuole ancora che almeno metà degli europei abbiano accesso ultra-veloce (a oltre 100 Megabit) entro il 2020: e non c’è una singola formula magica per ottenerlo; occorre invece impiegare un mix di tecnologie, quelle di volta in volta più adatte ai singoli territori e alle diverse circostanze.
Tra queste tecnologie il commissario include in particolare il Fibre-to-the-Home, l’upgraded Cable, il Fibre-to-the-Cabinet e l’Lte. “Anche le tecnologie che non possono arrivare a 100 Megabit aiuteranno a creare un circolo virtuoso di domanda e offerta”, afferma la Kroes. “I consumatori europei si abitueranno a ottenere servizi migliori a velocità maggiori, il che farà nascere nuove applicazioni e servizi cui serve la larga banda, e questi a loro volta innescheranno le condizioni per finanziarie le reti più competitive, fisse e mobili, che vogliamo per il 2020”.
Il commissario sottolinea che solo accrescendo la gamma di servizi, puntando su tecnologie ma anche nuovi modelli di business, l’industria del mobile broadband può restare viva e creativa. E per sostenere il grande dinamismo delle comunicazioni wireless occorrerà assicurarsi che nessun cittadino resti fuori dalla wireless society – che abbia copertura, scelta, e costi abbordabili, avverte la Kroes. “Dobbiamo rimuovere ogni ostacolo allo sviluppo dell’economia mobile e scongiurare lo spectrum crunch. Siamo già andati nella giusta direzione liberano la banda del dividendo digitale (800 Megahertz) per la banda larga mobile. La data che abbiamo fissato per chiudere il processo di autorizzazione all’uso di questa banda è il primo gennaio 2013. Mi fa piacere sapere che in sei paesi-membro, tra cui la Spagna, il processo è stato già completato, prima della scadenza. Ciò permette di iniziare a investire nel 4G”.
Ma l’Europa vuole andare oltre. In base al programma “radio spectrum policy” appena approvato dell’Ue, sarà realizzato un inventario dello spettro europeo per individuare 1200 Megahertz di spettro armonizzato per il wireless broadband entro il 2015. La Kroes non sa ancora dire da dove questo spettro extra verrà ma parla di possibile allocazione o co-allocazione dei 700 Megahertz. L’invito è a lavorare su un approccio comune a tutta l’Ue.
Occorre anche guardare a modi nuovi di condividere lo spettro, in modo che, per esempio, utenti commerciali di settori diversi possano beneficiare dell’accesso condiviso alle stesse bande. “E’ una proposta audace, ma le sfide sono tali da esigere risposte creative”, sottolinea la Kroes.
Altro punto da considerare è la crescente integrazione delle reti fisse e mobili, anche perché le soluzioni "fisso-wireless" possono aiutare a superare possibili colli di bottiglia nello spettro. Un esempio è il wi-fi: già oggi il traffico su wifi supera quello sulle connessioni completamente fisse. E se si lascia posto a sistemi come questo si può “scaricare” (offload) una gran quantità di traffico broadband dalle reti mobili sul backbone in fibra, liberando lo spettro mobile per il traffico veramente wireless. La combinazione dei servizi fisso-mobile darà anche più scelta ai consumatori e nuove opportunità di business agli operatori.
La Kroes insiste ancora sulla necessità di creare mercati del mobile “solidi e competitivi”. Grazie anche alle direttive dell’Ue, la difesa della concorrenza sul mercato wireless ha permesso di offrire ai consumatori più scelta, prezzi più equi e nuove opportunità di accesso. Dal 2002 al 2010, i prezzi sono scesi di almeno il 50%. L’implementazione della raccomandazione della Commissioine del 2009 sulle tariffe di terminazione mobile permetterà risultati ancora più significativi, come già si comincia a vedere in alcuni paesi-membro.
“E’ da qui che dobbiamo partire”, afferma la Kroes. “Creeremo un mercato competitivo per lo spettro radio e anche per quello del roaming”. I dati della Commissione rivelano che il 40% dei clienti mobili evita di usare i servizi dati all’estero, temendo bollette esorbitanti. “I prezzi del roaming in Ue sono troppo alti”, sottolinea la Kroes. “E questo impedisce alle persone di sfruttare tutte le potenzialità dei loro smartphone quando viaggiano, e quindi di trarre il massimo dal nostro mercato unico”. Per questo il commissario all’Agenda digitale annuncia che andrà avanti sul tema del roaming per ottenere risultati concreti, forse già con un accordo il prossimo mese.
Questo accordo deve garantire un “singolo mercato” veramente competitivo per i servizi di roaming, con più scelta e prezzi molto più bassi per i consumatori. E con offerte per i servizi dati che siano facili da capire e usare. “Una soluzione troppo complicata non è una soluzione”, sostiene la Kroes. “Secondo me il local break out è la risposta migliore per gli utenti dei dati: è una soluzione semplice in cui l’utente seleziona il servizio e si collega con la stessa facilità con cui si accede oggi alle reti wifi. E’ un incentivo alla concorrenza, e aumenta la fiducia dei consumatori”. E in definitiva, incentiva il singolo mercato e stimola l’innovazione dell’industria mobile. “Allora l’Europa sarà nella posizione ideale per competere sul mercato mobile globale e di ripetere l’eccezionale successo che già ha messo a segno negli ultimi dieci anni”, conclude il commissario.
L’Etno aveva già segnalato, in linea con quanto afferma ora la Kroes, l’impossibilità di utilizzare esclusivamente l’Ftth, ma di ricorrere piuttosto a un mix di tecnologie. Luigi Gambardella, executive board chair dell’associazione, aveva dichiarato in occasione dell’Ftth council Europe conference del 16 febbraio che in vista degli obiettivi europei per il 2020 l’approccio deve essere “technology neutral”: “Realizzare le reti Ngn è lo scopo finale ma sarà raggiunto con una serie di fasi intermedie nella maggior parte d’Europa. Si adotterà un insieme di tecnologie e approcci: questo garantirà un’implementazione più rapida e capillare delle reti di ultra-banda larga e permetterà di basarsi sulle innovazioni più recenti, come il fibre to the cabinet”. Per Gambardella insistere sulla realizzazione solo dell’Ftth esclude altre opzioni più economiche e efficaci: “Questa non è la ricetta per il successo, ma per ritardi e fallimenti”.Il presidente dell’Etno pensa anche che si debba evitare una dicotomia tra rame e fibra, perché “coesisteranno ancora in una lunga fase di transizione”. Meno in linea con la Kroes altre posizioni dell’Etno – come noto: Gambardella ha ricordato che “la transizione verso le nuove reti richiede di concentrarsi su investimenti e innovazione, non sul rendere i prezzi dei servizi esistenti sempre più bassi. La comunità degli investitori in Europa è pronta a investire in fibra, ma l’Europa deve metterci nelle giuste condizioni, in particolare garantendo la flessibilità dei prezzi sulle reti in fibra”.