Uber è in procinto di acquistare per 3,1 miliardi di dollari Careem Networks Fz, azienda basata a Dubai che offre servizi analoghi a quelli del colosso della sharing economy. Stando alle informazioni a disposizione di Bloomberg, Careem, che ha tra i propri finanziatori il principe saudita Alwaleed bin Talal e la società di e-commerce giapponese Rakuten, dovrà dare l’assenso all’operazione entro stasera. Dei 3,1 miliardi di dollari offerti da Uber, 1,4 saranno in contanti, i restanti 1,7 invece in convertible note che potranno essere tradotte in azioni della società acquirente da 55 dollari l’una.
Si tratta di un’operazione la cui valenza trascende il semplice rafforzamento nella regione strategica del Golfo. Per aprile è infatti attesa la quotazione di Uber in borsa a New York, dove il gruppo potrebbe far registrare una delle cinque offerte pubbliche più alte di sempre, intorno al 120 miliardi di dollari. È dunque anche un distinguo – e una prova di forza – nei confronti della rivale Lyft, che la prossima settimana dovrebbe invece debuttare sul Nasdaq, al fianco di colossi tecnologici americani come Microsoft, Apple e Alphabet. Puntando sul New York Stock Exchange Uber sarà invece in compagnia di aziende come Alibaba, Twitter e Snap.
Per il mercato mediorientale, l’acquisizione rappresenterà un ulteriore segnale di fiducia dopo il take over di Amazon nei confronti del retailer online Souq.com, operazione dal valore di 580 milioni di dollari messa a segno dal gruppo di Jeff Bezos nel 2017. I governi arabi stanno infatti cercando di diversificare le attività delle proprie economie basate sull’estrazione del petrolio, e le startup innovative sembrano essere l’alternativa giusta. Careem, per esempio, era stata valutata circa un miliardo di dollari nel 2016, e oltre agli investitori già citati è riuscita ad attrarre nel tempo anche gruppi come Stv, il braccio finanziario di Saudi Telecom, Al Tayyar Travel Group e Daimler, espandendosi negli anni fino a raggiungere un milione di autisti attivi in 90 città di 15 diversi Paesi e a declinare l’offerta sui fronti della consegna di pacchi e pasti e sui trasferimenti collettivi, per certi versi anticipando la strategia dello stesso Uber.