Continuità e innovazione. Sono queste le due linee direttrici su cui è nata il 18 dicembre 2018 Westpole, con l’acquisizione da parte di Livia Corporate development di Hitachi Systems Cbt. Un rebranding, dopo 40 anni di storia, di cui gli ultimi tre trascorsi all’interno della multinazionale giapponese Hitachi, che vede la società specializzata nella fornitura di servizi IT – in particolare cloud, enterprise information management e soluzioni per la sicurezza – impegnata ora ad accelerare la propria crescita e il proprio sviluppo in Europa, per diventare un punto di riferimento per le aziende che affrontano la digital transformation.
Westpole conta oggi su una forza lavoro di circa 235 persone e circa 900 clienti per i quali progetta e gestisce sistemi Ict. Il fatturato annuo è di circa 40 milioni di euro, e la società dispone di una software house a Bologna, due data center a Roma e a Milano, e quattro sedi a Roma, Milano, Venezia e Bologna.
Tra i cardini su cui si baserà il progetto di crescita nel vecchio continente c’è la partnership con Cisco, grazie alla quale sarà possibile applicare le tecnologie digitali innovative in quattro settori chiave: l’oil & Gas (segnalazione luminosa delle pompe libere, smart payments, identificazione delle auto e degli utenti, bracci meccanici per il rifornimento), il retail (realtà aumentata, tecnologia pay&go, specchi interattivi, IoT ed Edge computing), le smart arenas (identificazione biometrica e riconoscimento facciale per il pubblico, gamification ed engagement dei fan, promozioni in store e realtà aumentata per arricchire la fruizione dell’evento) e l’industria 4.0 (macchinari connessi e smart, tracking in tempo reale, big data analytics e industrial collaboration).
A guidare l’azienda in questa sua nuova fase di sviluppo è Massimo Moggi (nella foto sotto), presidente e Ceo di Westpole, che in un’intervista a CorCom spiega su quali priorità baserà la sua strategia.
Dall’esperienza di Hitachi ci porteremo dietro il know-how acquisito nel mondo dell’IoT e la maniacale attenzione a temi chiave quali quelli della sicurezza, della qualità e dell’etica. Con la nuova proprietà tedesca faremo tesoro di questi valori e conoscenze, integrandole con l’innovazione dell’intelligenza artificiale e della blockchain. Ci sono tendenze internazionali che riguardano anche l’Italia, come l’edge computing, la diffusione di apparati e tecnologie alle periferie di tutti i sistemi, e quindi nelle case, nelle auto, negli oggetti. Si parla ormai di decine di miliardi di device installati che determineranno un modo nuovo di concepire l’information technology, che sarà sempre più erogata come un’utility. In questo quadro machine learning e intelligenza artificiale, insieme alla blockchain, sono le tecnologie che acquisiranno un peso sempre più importante. Il nostro obiettivo, nel breve periodo, non si limita all’aumento del fatturato, ma mira decisamente agli investimenti in tecnologia e formazione, con l’innovazione dell’azienda che passerà sicuramente anche da nuove assunzioni.
La vostra offerta punta ad accompagnare le aziende in ogni aspetto della trasformazione digitale. Come si inserisce in questo quadro la partnership con Cisco?
Nel nostro caso Cisco si presenta come il partner ideale, che ha in portafoglio soluzioni tecnologiche complete e all’avanguardia. La nostra offerta è fatta principalmente di servizi, di managed services, studiati per accompagnare le aziende nella trasformazione digitale in ambiti come quelli delle infrastrutture, della sicurezza, della comunicazione, delle reti e dell’IoT, e il valore aggiunto di un partner come Cisco è molto importante: parliamo di una realtà che è market leader nell’edge computing e nel networking, e che sta crescendo molto nella cybersecurity. E’ per noi un partner di riferimento nell’offerta di queste soluzioni in ambienti complessi, presso quelle medie e grandi aziende che sono il nostro target di riferimento.
Vi proponete al mercato come “skill integrator”: qual è il valore aggiunto che deriva da questo approccio?
Il concetto di “Skill Integrator” si traduce nello specifico nella capacità di valorizzare al massimo conoscenze e competenze su cui contiamo in diversi ambiti, e che l’azienda ha sviluppato nei suoi 40 anni di vita. Ma il termine “Integrator” si riferii he anche alla nostra capacità di collaborare con realtà che risolvono aspetti specifici, per completare la nostra offerta e rispondere così in modo puntuale alle necessità dei clienti.
Quanto conta l’approccio “personalizzato” alle esigenze dei clienti e cosa state facendo per mettere a punto una strategia abbastanza “flessibile”?
L’approccio personalizzato resta, in Italia più che mai, indispensabile. In Westpole siamo impegnati costantemente ad anticipare le necessità dei clienti, e a creare dei framework di offerta che consentano alle aziende di trovare risposte adeguate alle loro esigenze, sempre più tailor made, che ci portano poi a raggruppare le necessità particolari che possano riscontrarsi nei diversi settori verticali.
Su cosa c’è più bisogno oggi di sensibilizzare il mercato, e su cosa di investire in ricerca e sviluppo?
Un punto centrale è la sicurezza: oggi tutti ne parlano, ma in realtà è un tema che non gode ancora della giusta attenzione nelle attività di progettazione. Inoltre l’IoT è sicuramente uno degli aspetti su cui le aziende dovrebbero investire per migliorare e trasformare il loro business. Quanto a infrastrutture e cloud, sono ormai entrati nelle logiche di tutti, ma sul versante delle applicazioni le aziende trovano ancora difficoltà a ragionare in una logica di integrazione.