Muore nella culla il comitato etico per l’Intelligenza artificiale di Google: creato appena una settimana fa, il gruppo di esperti, di cui facevano parte anche gli accademici italiani Luciano Floridi e Alessandro Acquisiti (che insegnano all’Università di Oxford e all’Heinz College della Carnagie Mellon University), aveva il compito di vegliare sullo sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale all’interno della compagnia.
Alla base della decisione di Mountain View ci sono le proteste dei dipendenti della società, che non erano d’accordo con la designazione nel gruppo di Kay Coles James, presidente della Heritage Foundation, accusato di discriminazioni nei confronti della comunità Lgbt, per aver pubblicato opinioni sui trans, e di scetticismo sui cambiamenti climatici. Sulla base di queste accusa migliaia di dipendenti della società avevano firmato una lettera aperta chiedendone la rimozione dal gruppo di esperti.
A suscitare polemiche era stata anche la designazione nel comitato di Dyan Gibbens, Ceo di una società che produce droni, fatto da cui è ripartita la polemica sull’uso dell’intelligenza artificiale di BigG nelle tecnologie militari.
Nelle intenzioni iniziali della società il gruppo di esperti avrebbe dovuto riunirsi, nel corso del 2019, in quattro sedute di confronto.
Google ha affidato le motivazioni di questa decisione a una dichiarazione al sito Vox, che per primo ha dato la notizia della chiusura del comitato: “Appare chiaro che, allo stato attuale – si legge nella nota – il comitato non può funzionare come volevamo. Quindi lo chiudiamo per riprogettarlo. Continueremo ad essere responsabili sulle questioni importanti sollevate dall’Intelligenza Artificiale e troveremo altri modi per ottenere opinioni su questi temi”.
“Google sta dimostrando che la propria idea di etica è più vicina al potere che al benessere delle persone. Una posizione in contrasto con i valori fin qui sostenuti dalla compagnia”, si leggeva nell’appello firmato da 1.300 persone fra le quali esponenti del mondo scientifico, dipendenti Google e esperti di tecnologia. Dura anche la posizione assunta da Luciano Floridi, che è anchecomponente dell’Advanced Technology External Advisory Council di Google: “Dimettersi potrebbe essere l’unica soluzione in futuro, se non riuscirò a esercitare un’influenza positiva. Qualsiasi forma di humanfobia, omofobia e transfobia incluse, è troppo seria per non essere combattuta inesorabilmente: ogni volta che la individuiamo, dobbiamo curarla come un’infezione”.